Speciale acqua, come funzionano i sistemi di depurazione e le fognature nel Circondario imolese
Ancor oggi in Italia ci sono ben 74 comuni che scaricano le acque reflue senza prima averle depurate, perché sprovvisti di reti fognarie o sistemi di trattamento delle acque reflue. Per questo l’Italia è stata più volte bacchettata dall’Unione europea: nel 2002, 2006 e 2014. E’ successo anche di recente.
Solo l’Emilia Romagna e il Molise sono risultate in regola e quindi non sono coinvolte dalla sentenza della Corte di giustizia dell’Ue, arrivata il 31 maggio scorso, che ha condannato l’Italia a pagare una multa di 25 milioni di euro, con un rincaro di 30 milioni per ogni sei mesi di ritardo con cui si adeguerà alle norme comunitarie, cosa che sarebbe dovuta avvenire entro la fine del 2000, dunque quasi 18 anni fa. Il procedimento si riferisce ai nuclei abitati urbani con una portata di acque reflue equivalente a più di duemila abitanti, dove non è garantito il raggiungimento degli obiettivi di qualità nella depurazione fissati con la direttiva 91/271 Cee del 1991 sui sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane.
«Già prima che fosse attivata la procedura comunitaria, la Regione era impegnata per assicurare il massimo dell’efficienza in tutti gli impianti e adeguarli alle norme – ha sottolineato l’assessore regionale alle Politiche ambientali, Paola Gazzolo -. Abbiamo programmato per tempo gli interventi e li abbiamo realizzati nel rispetto di chiari obiettivi ambientali e di sostenibilità, con un grande lavoro di squadra svolto insieme ad Atersir, ai Comuni e ai gestori del servizio idrico: è la prova della serietà nelle scelte e nell’attenzione al raggiungimento degli obiettivi ambientali e di sostenibilità previsti dall’Europa. Per il futuro siamo al lavoro per attuare, con Atersir e i gestori, il piano degli investimenti destinati a migliorare la depurazione delle acque reflue anche nei centri più piccoli, al di sotto dei 2 mila abitanti equivalenti».
Questo ci ha dato lo spunto per andare a vedere in dettaglio come è organizzata la gestione delle acque reflue nei dieci comuni del circondario imolese. Il circondario imolese può contare su 676 chilometri di rete fognaria, 84 sollevamenti fognari per far superare ai liquami i dislivelli nella rete e 7 impianti di depurazione. Un patrimonio, lo ricordiamo, di proprietà del Consorzio Ami e gestito da Hera. Per quanto riguarda il circondario imolese, nel 2018 il gruppo Hera ha previsto di investire 1 milione e 159 mila euro sui depuratori e 1 milione e 82 mila euro sugli impianti di sollevamento e sulle reti fognarie. Anche il ConAmi contribuisce a finanziare parte degli interventi, stanziando risorse che vanno a sommarsi a quanto investe direttamente il gruppo Hera. Nell’anno in corso ConAmi destinerà 1 milione e 285 mila euro per investimenti su impianti di depurazione e reti fognarie. (lo.mi)
L’articolo completo è su «sabato sera» del 23 agosto
Nella foto l”area del depuratore di via Lughese a Imola
… “Per il futuro siamo al lavoro per attuare, con Atersir e i gestori, il piano degli investimenti destinati a migliorare la depurazione delle acque reflue anche nei centri più piccoli, al di sotto dei 2 mila abitanti equivalenti»…”….che aggiunti agli immobili con “depurazioni” individuali irregolari, significa circa la metà della popolazione: come sui rifiuti, l’assessore Gazzolo, parla per sentito dire …da collaboratori che non vivono il territorio, ma solo l’ufficio dove lavorano….