Calcio, Lorenzo Spagnoli e la serie C tanto agognata: «Gioia immensa, come un bimbo a Mirabilandia»
«Per noi è stata una notizia bellissima, e anche se ce l’aspettavamo il ripescaggio in C, quando in sede è arrivato il fax di conferma, ed Elisa (Tassinari, la segretaria dell’Imolese, nda) mi ha chiamato al telefono per leggermelo, ho avuto una grandissima scarica di adrenalina». Così Lorenzo Spagnoli descrive ancora, a distanza di tempo, il momento magico vissuto venerdì 3 agosto mentre era a Mirabilandia coi figli. Un attimo indimenticabile, che gli resterà stampato per sempre nella memoria. «In un attimo ho rivissuto mentalmente i 6 anni nell’Imolese, nei quali la serie C è stata subito un obiettivo fortissimo – ha proseguito il presidente -. Se penso a come eravamo messi la prima stagione in Eccellenza, mi sembra incredibile essere arrivati fin qui. Ricordo che, quando partimmo, chiesi quale sarebbe stato l’anno del centenario, e appena sentii 2019 mi ripromisi di festeggiarlo in C. Ce l’abbiamo fatta. Essere nella terza categoria del calcio nazionale insieme a piazze importanti è fantastico».
Sarebbe stato più esaltante conquistarla sul campo, ma anche così la soddisfazione è tanta.
«Per me è praticamente la stessa cosa. Perché se non avessimo vinto i play-off per il secondo anno consecutivo, la domanda di ripescaggio probabilmente non l’avremmo fatta. Ricordo pure che siamo arrivati per due volte secondi in campionato».
Dopo tanti sacrifici, economici e umani, finalmente avete coronato il sogno della serie C.
«Sacrificio non è il termine giusto, perché il calcio per me è soprattutto divertimento. Fa parte della mia vita e ci sto bene dentro. Diciamo che il traguardo raggiunto è stato il frutto di tanto lavoro e di tanta passione. E sappiamo che è la passione a muovere tutto. La fortuna principale è stata quella di avere a disposizione un gruppo di persone fuori categoria, come Elisa Tassinari, Laura Graziani, Gianluca Matera, Filippo Ghinassi, Marco Montanari, mia moglie Fiorella. Senza dimenticare i sempre presenti che lavorano per la società. Mi reputo un presidente fortunato, perché ho vicino gente al di sopra della media. E so che lo saranno anche in C».
Raggiunta con non poche difficoltà. Come per esempio il rischio e la conseguente paura di non riuscire ad adeguare in tempo il Romeo Galli alle normative.
«Più che paura, c’era il dispiacere di veder vanificato tutto quello che avevamo fatto in questi anni. C’è stata una crescita incredibile sotto tutti gli aspetti; dalle strutture, all’organizzazione, al marketing, alla comunicazione, all’amministrazione, al settore giovanile. Non riuscire ad andare in C per lo stadio sarebbe stato un duro colpo. Mi avrebbe bruciato parecchio, perché erano anni che si parlava nelle nostre intenzioni e quando ci siamo resi conto di non essere stati ascoltati, c’è stato come un blocco. Poi ha prevalso di nuovo la passione. Mia moglie ha preso la situazione in mano, portando avanti la questione nel migliore dei modi».
L’Imolese nella terza serie del calcio per la quarta volta in 99 anni, e a distanza di 46 dall’ultima.
«Non potete immaginare quanto mi inorgoglisca essere riuscito a riportarla a questo livello. Ma adesso è necessario stabilizzarsi in questa categoria. Solo consolidandoci fra i professionisti potremo permetterci di programmare il futuro più serenamente. Continuando a fare i passi giusti e attraverso un criterio di lavoro molto preciso, come abbiamo fatto negli ultimi anni. Io ho sempre l’ambizione di migliorare anno dopo anno».
Non sarà facile, considerando che siete in ritardo nell’allestire la squadra rispetto alle squadre concorrenti.
«Lo sappiamo che sarà un anno difficilissimo. Ma partiamo da una base forte e con gli ultimi acquisti la squadra mi sembra all’altezza. La strategia per conservare la serie C l’abbiamo messa in atto già da qualche mese. Il fatto di aver dato continuità ad un nutrito gruppo di giocatori, forti in campo ma anche fuori, perché sappiamo quanto valgono come uomini, è stato già un passo importante. Poi dovremo essere bravi ad inserire i nuovi calciatori. E in tal senso io credo molto nella qualità del lavoro quotidiano e nella mentalità, che dovrà essere quella giusta per la C. Chi entra al Centro Bacchilega deve sentire addosso la forza del marchio Imolese e sposarne in toto la filosofia. Società, staff tecnico e squadra devono essere un tutt’uno. Se creiamo un forte senso di appartenenza possiamo fare un buon campionato».
Condannati a lottare per sopravvivere? O sotto sotto c’è la speranza di ottenere qualcosa di meglio?
«Non so se possiamo puntare a un risultato migliore della salvezza. Di sicuro so che l’Imolese dovrà essere una squadra capace di mantenere la categoria conquistata. Se ce la faremo solo all’ultimo minuto dell’ultima partita non importa. Quello che conta è centrare l’obiettivo».
L”articolo su «sabato sera» del 23 agosto.
a.d.p.
Nella foto (Isolapress) Lorenzo Spagnoli con la moglie Fiorella Poggi in tribuna al «Bacchilega»