Pallavolo B2 femminile: a Ozzano si rivede Claudio Casadio, un tecnico che ha fatto la storia di questo sport
Il passaggio di Claudio Casadio sulla panchina ozzanese del Volley Team Bologna, dopo aver vinto la B1 con San Lazzaro, ha caratterizzato l’estate del volley provinciale. Grazie alla scelta della società bolognese di spostare la B2 da Castelmaggiore a Ozzano, il tecnico di San Lazzaro tornerà ad allenare nel palazzetto in cui 12 anni fa, assieme ad Antoinnette White, conquistò la promozione in B1. Un binomio vincente iniziato tanti anni prima (stagione ’94-95) a Imola quando l’allora Famila neopromosso in A2 sorprese tutti, arrivando a ridosso dei play-off e che si confermò nel 2011/12 a San Lazzaro, sempre con il passaggio in B1.
Tre flash di una carriera lunghissima, visto che quest’anno il tecnico nativo di Castel Guelfo festeggerà i 60 anni, di cui 40 in panchina. Ci vorrebbe un libro per raccontare questa storia, anche se in maniera schematica possiamo dividerla in tre periodi ben distinti. Un infortunio lo costrinse a smettere di giocare e a spingerlo ad allenare a San Lazzaro. Poi gli anni da professionista in giro per l’Emilia Romagna (6 anni a Imola, di cui due in A1) con alcuni excursus fuori regione (Firenze e Roma, ad esempio) e poi dal 2006, con l’arrivo della cattedra da professore, il ritorno nelle palestre bolognesi. L’attualità è storia recente, visto che poco più di un mese fa Casadio sì è accasato al Volley Team Bologna, lasciando San Lazzaro dopo 8 anni. «Vincendo il campionato di B1 avevo raggiunto l’obiettivo che mi ero posto quando sono tornato ad allenare a casa mia 8 anni fa. Però, quando la società ha rinunciato all’A2 per questioni economiche, chiedendomi di allenare le giovani in C o addirittura in D, non me la sono sentita. Ho ancora voglia di sfide più appaganti e la proposta di allenare una B2 con tutte Under 18 a pochi chilometri da casa mi è sembrata interessante. E in più a Ozzano ritrovo un palazzetto che considero il migliore per la pallavolo della provincia di Bologna. La presenza di un direttore tecnico preparato come Gian Luca Alberti ha inciso positivamente sulla mia decisione».
Chi è restato con un pugno di mosche in mano è Massimo Benedetti, che si è trovato senza squadra un po’ a sorpresa.
«Mi è dispiaciuto molto, ma anche a me è capitata una cosa simile in passato. Con Massimo ho un buon rapporto e penso abbia capito che è stata la società a cercarmi. Io dopo tanti anni ero già pronto a stare fermo».
Sarà un progetto a lunga scadenza, cosa ti aspetti da questo primo anno?
«Abbiamo una squadra giovane, ma c’è del buono su cui si può lavorare per migliorare. Con la partenza di Rebecca Piva dovremo inventarci qualcosa per sostituire una schiacciatrice da 20 punti a partita, ma sono convinto che faremo bene, anche se non conosco il livello del girone. L’obiettivo, come tutte le mie squadre, è quello di crescere nel corso della stagione e quindi mi aspetto qualche difficoltà iniziale e un girone di ritorno importante. Un traguardo a cui tengo è quello di qualificarci per le finali nazionali Under 18, considerando che potremo fare affidamento anche su altri elementi, in particolare su un paio di giocatrici che faranno la B2 con la Clai».
Farà un certo effetto tornare da avversario a Imola?
«Sono nato in via Larga a Castel Guelfo e ho più parenti che abitano a Imola rispetto a quelli di San Lazzaro. Per questo mi sento anche imolese e indubbiamente mi verranno in mente tanti ricordi quando tornerò in via Volta. Mio padre, che è morto due anni fa, era abbonato a sabato sera e ho sempre continuato a tenermi informato sulla pallavolo imolese».
A Imola sei stato in due momenti diversi e la seconda volta l’hai portata ad ottenere un sorprendente ottavo posto al primo anno in A1.
«Il primo anno in B1 sfiorammo la promozione perdendo all’ultima giornata, poi abbiamo sempre disputato delle ottime stagioni, ma arrivammo in A2 per la rinuncia del San Lazzaro. Al primo anno azzeccammo una straniera come la White e disputammo una stagione super per una neopromossa. Fui richiamato nel 2000 quando il Famila era stato promosso in A1 e con un budget ridotto disputammo un campionato notevole in un Ruggi sempre gremito. Poi l’anno dopo chiudemmo penultimi, saremmo stati ripescati, ma la società per questioni economiche decise di vendere il diritto e scendere di categoria».
Nell’arco di 40 anni la pallavolo è diventata un altro sport, anche tu sei cambiato tanto?
«Anche a livello femminile adesso c’è una fisicità impressionante. Per fare un esempio, la mia San Lazzaro che fece la finale scudetto, oggi non sarebbe competitiva. In più gli attacchi da seconda linea e la presenza del libero hanno rivoluzionato il modo di stare in campo. Io so di essere molto più bravo adesso rispetto al passato, anche se sono su una panchina di B2. L’esperienza mi ha fatto migliorare molto e di mio credo di averci messo la capacità di rimettermi sempre in gioco non accontentandomi mai. Se avrò energie continuerò ad allenare ancora per molti anni. Fra i miei successori giovani credo che Turrini della Clai e Guarnieri, che fa il secondo a Ravenna in A2, siano i più preparati».
c.a.t.
L”articolo completo su «sabato sera» del 2 agosto.
Nella foto: Claudio Casadio