Sabato 21 il Gay Pride a Imola. L’evento fa discutere. La testimonianza di Elena. Le critiche di Lega, Pdf e Vacchi
Imola sabato 21 luglio vedrà il suo primo Gay Pride. L’ha annunciato e organizzato un gruppo raccolto nella sigla «Rivolta Gaya». «Siamo una ventina, soprattutto imolesi, ci ritroviamo al centro sociale Brigata 36 ma non ne facciamo parte – spiega Elena Gentilini -. L’obiettivo è farci sentire, dire che esistiamo, crediamo sia importante perché c’è ancora molto lavoro da fare sul tema dei diritti, lo si vede guardando cosa gira su Facebook e dalle critiche che ci sono giunte. Le persone non sono ancora molto aperte e viviamo in un periodo politico che non è proprio favorevole, con un ministro della Famiglia che dice che non esistiamo e un ministro dell’Interno che ci apostrofa come una schifezza. Ma siamo in una democrazia e una manifestazione pacifica non si può impedire, inoltre stiamo ricevendo tante adesioni (ad esempio di Rifondazione comunista e Potere al popolo)».
Elena sa bene di cosa parla, ha 39 anni, una compagna, Lidia, stanno insieme da dieci anni e hanno una bimba di 21 mesi, poco più un anno fa si sono sposate (unione civile). «Le famiglie arcobaleno esistono, anche qua ad Imola» rivendica il comunicato che annuncia il Gay Pride. l Gay Pride andranno con la bimba: «Lo facciamo proprio per il suo futuro, perché le cose cambino». Se le si ricorda certi eccessi visti in altre città, da Berlino passando per Roma, Elena non ha dubbi: «Per noi il Pride è una manifestazione per le famiglie non c’è nulla di volgare o che possa turbare i bambini, se qualcuno si sentirà offeso il problema sarà suo. Il Pride serve a far capire che ci sono tanti tipi di persone e vanno accettate. Molti pensano sia volgarità o persone sessualmente esplicite, ma la maggior parte è tranquilla, magari con l’arcobaleno dipinto in faccia o un boa rosa. Credo che sarà una sfilata inclusiva e colorata. Speriamo di essere in tanti, ma ci siamo mossi un po’ all’ultimo e la città è piccola».
Contro il Pride imolese si sono mossi il Popolo della famiglia e la Lega Nord che, per mano del segretario Marco Casalini, ha chiesto «al prefetto, al sindaco e a tutte le forze politiche di attivarsi sin da subito per bloccare la manifestazione» che «incita all’odio» nei confronti «di chi legittimamente e pacificamente esprime un’opinione diversa». Anche Nicolas Vacchi di Forza Italia ha chiesto alla sindaca Manuela Sangiorgi, così come alla componente cattolica del Movimento 5 Stelle, di prendere le distanze. Nel comunicato di «Rivolta Gaya» in effetti, si sostiene che i «discorsi razzisti e machisti» di «Lega, Forza Nuova, Popolo della Famiglia» legittimano la «violenza psicologica e fisica» e che «in nome d’una malintesa libertà d”espressione, viene lasciata la possibilità di fare propaganda contro la fantomatica teoria del gender che va a braccetto con la propaganda razzista e anti-abortista (come negli inquietanti manifesti Pro-vita apparsi nei mesi scorsi in giro per Imola)». Prese di posizione molto forti che concludono con la frase: «Fuori Stato e Vaticano dalle nostre mutande». «E’ vero, ma le critiche che ci arrivano sono altrettanto forti e vogliamo farci sentire» taglia corto Elena.
Sabato ci sarà anche un furgone con la musica lungo il corteo che partirà dalla stazione di Imola alle ore 17.30, sfilerà sotto il centro e l’Orologio per arrivare all’Osservanza. Alla sfilata del Gay Pride di inizio luglio a Bologna ha partecipato anche il sindaco Virginio Merola, spingendo la carrozzina dello storico leader della battaglia per i diritti dei gay, Franco Grillini, malato da tempo. (l.a.)
Nella foto Lidia ed Elena Gentilini