Il dj Gary Caos si racconta in un libro tra le serate in spiaggia e le conoscenze sugli aerei
«La notte è più bella, si vive meglio, per chi fino alle cinque non conosce sbadiglio… ». Cantava così Jovanotti nel 1991 ricordando le notti come dj prima ancora che come il cantautore che sarebbe poi diventato. Allora, più di venticinque anni fa, l’imolese Gherardo Casini in arte Gary Caos muoveva i primi passi di quella che sarebbe poi diventata una lunga carriera prima solo come dj e poi, da dieci anni, anche come producer per la propria etichetta discografica Casa Rossa, che ha sede a Castel Guelfo. Un quarto di secolo che Casini oggi, a 44 anni, ha deciso di raccontare nel libro Il caos… Tra dj e producer, scritto con Francesca Sanzo per Giraldi Editore.
Una lunga carriera ancora attiva. Perché la voglia di raccontarla in un libro?
«In venticinque anni il mondo è cambiato tanto e mi sono accorto che avevo già molte cose da raccontare – spiega il dj –. Io ho iniziato a suonare in un mondo analogico, fatto di vinili e della ricerca dei dischi nei negozi di musica, delle corse per accaparrarsi le ultime uscite o le novità prima di tutti. Allora ci volevano impegno e tempo per la ricerca. Oggi, invece, il mondo intero è a portata di click e la musica digitale è più fruibile. Da un certo punto di vista è un libro che racconta la storia di una professione, quella del dj, per chi l’ha vissuta e vuole rispolverare ricordi ma anche per i giovani che sono nati nell’era digitale e rischiano di perdere qualità per colpa di questa facilità».
Qualche aneddoto?
«Nel libro ce ne sono tanti. Dalle prime serate in Corea per suonare, dove ho visto e vissuto una spettacolarità degli eventi in discoteca più alta al mondo, con un’energia del pubblico travolgente. Fino a Marsala, in Sicilia, dove ho suonato all’aperto, in spiaggia, di fronte a quindicimila persone: un’esperienza totalizzante, anche se a dire il vero ho sempre preferito i piccoli club bui per intenditori e non le discoteche dove si va per ballare uno sopra all’altro e rimorchiare. Un’altra cosa che mi è sempre piaciuta del mio lavoro, che ad oggi mi ha fatto viaggiare per tutti i continenti ad eccezione del Sud America, è la possibilità di conoscere gente sugli aerei e negli aeroporti, capire perché gli altri viaggiano ed ascoltare storie incredibili».
Parte dei ricavi del tuo libro saranno devoluti ad Aisla, l’associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica. Perché?
«C’è un capitolo del libro dedicato a dj Fanny, Andrea, un ragazzo di appena trent’anni malato ed immobilizzato a letto, ma che non per questo non segue il suo sogno: scrivere musica e suonarla, chiaramente con l’ausilio di un commutatore. Tempo fa ho preso parte ad un progetto insieme a lui in favore della ricerca sulla sla. Per questo anche questa volta ho voluto continuare quanto iniziato insieme». (mi.mo.)
L”intervista completa a Gary Caos è su «sabato sera» in edicola giovedì 19 luglio
Nella foto Gary Caos