Il fotografo imolese Matteo Marchi racconta la sua America tra basket Nba, ciclismo, cucina e… Hollywood
Nove mesi a New York sono una promessa mantenuta, soprattutto a se stesso. Matteo Marchi in questo inizio luglio è tornato a casa, ma questa è la vacanza, il lavoro è altrove. Non è stato «scelto», come capita ai giocatori Nba durante il draft (guarda caso l’ultimo impegno prima del volo verso Imola), ma ha scelto di provare a farsi scegliere. Grazie alla qualità di bellissime e insolite fotografie e grazie a una forza di volontà che in pochi hanno. «Non ho incontrato altri come me, nessuno è così pazzo. Da quel che ho potuto constatare, sono l’unico fotografo al mondo che sta provando ad entrare nel circus del basket Nba in questa maniera».
Possiamo dire che il sogno si è realizzato?
«Assolutamente no. Sono solo all’inizio del percorso, anche se ho fatto dei passi avanti. Questi 9 mesi li posso riassumere così: tanta fatica e col piacere immenso di essere riuscito a tornare a casa, almeno per un po’. Anche perché New York è una città che ti divora. Il mio contatto principale è la stessa Nba, per la quale ho fatto tre partite più la serata dei Draft. Oltre a ciò, vado nelle arene per conto mio, avverto Getty e mando le foto che finiscono nel loro immenso database. Su queste prendo il 35% di royalties e… diciamo che riesco a pagarmi l’affitto».
Quel servizio a Filadelfia con «Beli» nei panni di Rocky, poi uscito su Sportweek, è stato una parentesi da ricordare.
«Molto divertente. Elisa Guarnieri, la p.r. di Belinelli, ha fatto il mio nome e ci siamo organizzati per un lavoro molto complicato, su 4 location nel giro di un chilometro, con un freddo pazzesco, mentre Marco indossava solo una tuta. Alla fine delle 4 ore mi ha detto che se il fotografo non fossi stato io, se ne sarebbe andato molto prima».
La somiglianza tra Belinelli e Stallone non è stato l’unico aggancio con la tua presenza a Filadelfia…
«Infatti mi è successa una cosa piuttosto incredibile. Visto che ero in città durante le riprese di Creed-2, sono stato contattato su Instagram da una agenzia che aveva bisogno di foto del set, per promuovere il nuovo film che uscirà in novembre. Ho immortalato gli attori sul ring e ho pure visto Dolph Lundgren. Devo dire che lavorare per Hollywood, oltre che essere una esperienza diversa da tutte le altre, a livello economico vale come 10 partite Nba».
E le avventure alternative al basket non finiscono qui. Sei stato mandato a seguire il Giro della California.
«Roberto Bettini, famoso fotografo italiano di ciclismo, mi ha chiesto un favore e gliel’ho fatto assai volentieri. Ho seguito i corridori in macchina da Los Angeles fino a Sacramento, dal 13 al 19 maggio e mi sono divertito molto, anche per la presenza di campioni come Peter Sagan».
E poi ad Ellis Island con Massimo Bottura, il famoso chef italiano.
«Mi hanno chiesto un servizio fotografico per una cena di beneficenza. Ad un certo punto si sarà reso conto che ammiravo il suo famoso bollito come un labrador e mi ha offerto un piatto. Quando gli ho detto che sono di Imola gli si sono illuminati gli occhi perché è un grande amico di Valentino Marcattilii e Max Mascia, tanto che ogni pranzo di Natale lo viene a fare al San Domenico».
p.z.
Due pagine con alcuni bellissimi scatti di Matteo Marchi e l”intervista completa su «sabato sera» del 12 luglio.
Nella foto: Matteo Marchi a Brooklyn davanti al Barclays Center