Sicurezza, a Castello si ridisegna la rete di allerta anti-ladro tra vicini
I gruppi di allerta anti-ladro tra vicini di casa, quelli che si scambiano messaggini se vedono qualcosa o qualcuno di strano, si sono diffusi a macchia d’olio nel nostro territorio. Castel San Pietro non ha fatto eccezione e, dopo la primogenitura di Poggio Grande nel 2009 con una semplice catena telefonica, nel 2016 si è susseguita la nascita di altre reti sia nelle frazioni che nel capoluogo sotto l’egida delle consulte territoriali e dell’Amministrazione comunale. Tutti utilizzano Whatsapp, l’applicazione per smartphone che consente di scambiarsi messaggi gratuitamente a patto di avere una connessione internet (soltanto a Poggio inizialmente si usavano pacchetti di sms tradizionali, ndr).
Se nelle frazioni stanno funzionando abbastanza bene, lo stesso pare non si possa dire del gruppo «Castello all’erta!!!» nato nel capoluogo. «Il tentativo dei gruppi di vicinato partito nel 2016 non è riuscito in maniera efficace nel capoluogo di Castel San Pietro. Non credo sia un problema di mancanza di attenzione da parte dei cittadini, quanto piuttosto ci sia un tema di rivedere la loro organizzazione, a partire dal capoluogo».
Il sindaco Fausto Tinti ha esordito così nel corso dell’incontro sul tema convocato al Cassero nella serata di mercoledì 23 maggio, al quale hanno partecipato una una quarantina di persone.Oltre a lui sul palco c’erano Leonardo Marocchi della polizia municipale di Castello, il capitano della Compagnia dei carabinieri di Imola (sotto cui ricade anche la stazione di via Tanari, ndr) Claudio Gallù e Alessandro Collina, residente a Castel San Pietro e tra i referenti dei ben sedici gruppi di allerta nati a Medicina tre anni fa (dove aveva delle attività commerciali), che oggi riuniscono oltre 1.100 iscritti.
«Il gruppo di Castello ha soltanto 73 iscritti e le segnalazioni non girano – esordisce Collina -. C’è gente che per lo più legge ciò che viene scrittodagli altri territorio oppure scrive ringraziamenti e notizie riportate da internet che possono essere anche bufale. Così facendo la gente si stanca ed esce dal gruppo, che perde di efficacia».Come fare allora per risollevare il sistema che, effettivamente, altrove (da Medicina a Ozzano, passando per Castel Guelfo e alcune zone di Imola) sembra funzionare molto bene? L’idea è quella di suddividere il capoluogo in nove zone, per rimpicciolire il territorio in aree più piccole e omogenee, in modo che possano girare segnalazioni più circostanziate. Le zone individuate, che prendono il nome da vie, quartieri o complessi residenziali, sono centro, Pacinotti-Colombarina, Albertazzi-Dante, Bertella, Collina, golf, Torricelli zona industriale, Borghetto (dove era già nato spontaneamente un gruppo che oggi conta una quarantina di iscritti) e, infine, Edison-Fleming.
«Vi faremo convogliare i cittadini già iscritti nei gruppi esistenti, in modo da metterli in rete – continua Collina -. Spetterà poi ai referenti di ciascun gruppo decidere se divulgare anche agli altri le segnalazioni. Naturalmente, chi ha genitori anziani che abitano in una certa zona, potrà chiedere di iscriversi al loro posto. Se ci sarà richiesta, inoltre, creeremo anche un gruppo ad hoc per i commercianti». Per iscriversi basta mandare un messaggio (sms oppure tramite Whatsapp) al numero 392/3486900 indicando nome, cognome e strada di residenza oppure una email a gruppivicinato@gmail.com, in questo caso indicando anche un recapito telefonico. Inoltre, è stato creato anche il gruppo su Facebook «Castel San Pietro Terme sicura gruppi di vicinato» che ha già 163 iscritti. Nel corso della serata, infine, sono state raccolte 14 iscrizioni.
«Sia le telecamere di videosorveglianza che i gruppi di vicinato lavorano sulla prevenzione – ha ricordato Leonardo Marocchi della polizia municipale -. E’ importante essere vigili su situazioni che potrebbero costituire un pericolo. A Castello, inoltre, è presente l’associazione nazionale carabinieri e Città sicura, per la quale siamo sempre alla ricerca di nuovi volontari». Il capitano Claudio Gallù, dal canto suo, ha ricordato semplici ma fondamentali regole per consentire ai gruppi di allerta di funzionare bene. «Alle forze dell’ordine servono occhi, orecchie e voci che ci parlino – dice -. L’importante è non prendere iniziative e chiamare subito il 112. Queste reti sono fondamentali per far capire che una realtà è viva». (gi.gi.)
Nella foto le nove nuove zone del capoluogo. La mappa completa e altri particolari sul “sabato sera” del 31 maggio.