Calcio, intervista esclusiva al direttore generale dell”Imolese Fiorella Poggi
Se da circa 6 anni l’Imolese ha riacquistato una grande credibilità, fatta di investimenti, risultati e forti ambizioni, il grande merito è di due persone. Lorenzo Spagnoli, il presidente e Fiorella Poggi, la moglie, che spesso preferisce restare in disparte, ma che ricopre un ruolo altamente decisionale nelle scelte della società rossoblù. La manager bolognese, che nelle aziende di famiglia (Poggi Trasmissioni Meccaniche) è amministratore delegato, a Imola ricopre il ruolo di direttore generale. «Non mi occupo della parte sportiva e tecnica – ci tiene a precisare -, quella la gestisce Lorenzo. Su tutto il resto ci butto un occhio».
Le cose che avete fatto in questo quinquennio sono incommensurabili, ma la gente non vi premia ancora come dovrebbe.
«Diciamo che non abbiamo ancora avuto un riscontro popolare. Probabilmente abbiamo commesso qualche errore, non concentrandoci troppo su questo punto di vista e cercando di fare al meglio tutto il resto. Per ora non è stato sufficiente, ce ne rendiamo conto, ma bisogna anche comprendere che alla domenica ci sono tantissime società che giocano in contemporanea, che lavorano bene e che fanno disperdere tanti appassionati».
Pensa che una eventuale serie C farebbe aumentare la gente allo stadio?
«Non so rispondere. Non conosco i reali motivi per cui la gente non viene. Siamo aperti a qualsiasi suggerimento per provare a incrementare il pubblico».
Facciamo un passo indietro. Qual è stato il vero motivo per cui avete scelto Imola per fare calcio?
«Una casualità. Lorenzo giocava qui, si è sempre trovato bene e quando la sua carriera di calciatore stava volgendo al termine, ci sono stati i primi approcci con Mauro Lelli e la vecchia proprietà».
Dopo 6 anni si può fare un bilancio del vostro lavoro.
«Il percorso è stato tracciato fin dall’inizio. Siamo andati un po’ controcorrente rispetto alle mentalità consolidate dell’ambiente e poco sostenibili. Ci siamo concentrati sulle strutture e sul settore giovanile, con l’obiettivo finale di portare la società fra i professionisti. Ma soprattutto per fargliela rimanere, con basi solide, per non rischiare di scivolare giù dopo breve tempo. Faremo di tutto per riuscirci, senza mai spendere un euro in più del necessario, checché se ne dica in giro».
Qui entra in scena il famoso #bedifferent (siamo diversi), che campeggia ovunque nelle vostre strutture.
«Il #bedifferent non è la sola rappresentazione di serietà della società, quindi la sostenibilità economica di tutta la gestione, ma è un vivere quotidiano, una filosofia di calcio che esiste dentro il nostro centro sportivo e fortemente voluta da Lorenzo».
Ci sono state delle critiche che le hanno dato fastidio in questi anni?
«Parto dal presupposto che chi fa il nostro lavoro è sempre soggetto a dei commenti, sia tra i tifosi, sia sulla stampa. Le cose che succedono al nostro interno difficilmente diventano pubbliche, quindi spesso mi limito a sorridere quando ascolto o leggo certe cose. Tornando indietro nel tempo, mi diede parecchio fastidio quando vincemmo il campionato di Eccellenza e ci furono persone della vecchia gestione che se ne attribuirono il merito».
Che cosa rappresenta l’Imolese per Fiorella Poggi?
«L’amore segreto di mio marito, ma non ne sono gelosa, diciamo che è una piacevole convivenza».
p.z.
L”intervista completa su «sabato sera» del 24 maggio.
Nella foto (Isolapress): Fiorella Poggi, direttore generale dell”Imolese