Scuola e sospensioni, i presidi: «Le pene alternative funzionano ed educano»
Sostituire, ove possibile, le sospensioni vere e proprie con «pene alternative». E’ questa la direzione che sempre più spesso stanno prendendo gli istituti scolastici per cercare di educare, lavorando e non stando semplicemente a casa, chi ha commesso qualcosa di sbagliato.
Anche i dirigenti scolastici delle scuole del nostro territorio concordano con questa chiave di lettura. «L’ultima sospensione risale a sei anni fa, quando venni a sapere di un caso di bullismo allo Scientifico ai danni di un compagno di classe – racconta il preside dei licei, Lamberto Montanari -. Poco dopo, abbiamo iniziato a stringere accordi con alcuni enti ed associazioni del territorio, ad esempio la Caritas e l’Istituto Santa Caterina, dove mandiamo i ragazzi che, al posto di restare a casa per qualche giorno, si rendono utili, collaborano con gli educatori o si dedicano anche solo alle pulizie. Naturalmente, è considerata un’opzione al posto della sospensione e deve essere approvata dalla famiglia dello studente o della studentessa sospesa». Ai licei, comunque, i casi di sospensioni sono davvero rari. «Tre o quattro dal 2011 ad oggi, con sospensioni che oscillano dai due ai quattro giorni – prosegue Montanari -. Possono essere legate ad episodi di aggressività tra compagni di classe, così come a dei furti avvenuti nel corso di una gita scolastica. E’ però positivo che i ragazzi facilmente capiscono l’errore e cambiano atteggiamento».
Un maggior numero di sospensioni c’è all’Alberghetti (istituto tecnico e professionale). «Quest’anno ad esempio parliamo di una ventina di casi, ma su circa 1.700 alunni – dettaglia la dirigente scolastica, Vanna Monducci -. C’è stato qualche episodio di bullismo, ma soprattutto riguardano un uso improprio del telefonino e la mancanza di rispetto verso gli insegnanti». Anche all’Alberghetti si prediligono le pene alternative. «Da tre anni abbiamo delle convenzioni per far svolgere ai ragazzi dei lavori socialmente utili, in particolare con la Croce rossa, il convento dei frati Cappuccini e il Banco alimentare – va avanti la Monducci -. Se queste associazioni non riescono ad assorbire i nostri studenti, in alternativa proponiamo delle attività con gli assistenti tecnici di laboratorio oppure la pulizia del giardino scolastico».
Stessa situazione anche al Paolini Cassiano. «I lavori socialmente utili sono più difficili da organizzare perché prevedono che lo studente sia assistito, ma cerchiamo comunque di sostituire la sospensione con questa pratica – dice il preside, Enrico Michelini -. Tre anni fa abbiamo attivato delle convenzioni, ad esempio con l’Istituto Santa Caterina, la Caritas e l’associazione No Sprechi. Tra le attività che svolgono gli studenti c’è ad esempio l’apparecchiatura della mensa, l’aiuto compiti per i ragazzi disabili o per gli stranieri. Possiamo dire che l’obiettivo è stato raggiunto perché alcuni alunni, una volta terminata la “punizione”, chiedono di poter continuare a svolgere questa attività di volontariato». Quali sono i motivi di sospensione più frequenti? «Non abbiamo avuto casi di bullismo vero e proprio, semmai aggressività tra compagni, atteggiamenti non corretti verso i docenti, ma soprattutto un uso improprio dei social network, con offese ai compagni di classe».
gi.gi.
Nella foto: il Liceo Scientifico a Imola