Historic Minardy Day, la parola al patron faentino Gian Carlo: «Nessuno pagava per correre»
Nei suoi vent’anni trascorsi in Formula Uno, la scuderia di Gian Carlo Minardi ha fatto da chioccia a tutta una serie di piloti che poi avrebbero fatto (chi più, chi meno) fortuna in altri team (da Alboreto a Fisichella, da Trulli ad Alonso, tanto per citarne quattro). Ma del Team Minardi si è spesso detto, ogni volta che schierava un pilota dai risultati non brillanti, ed ovviamente è successo abbastanza di frequente, che probabilmente aveva pagato per correre. «Questa è una leggenda metropolitana – attacca l”ex patron -, anche perché praticamente tutti i piloti per intraprendere questa carriera hanno bisogno di un supporto economico. Che inizialmente arriva quasi sempre dalla famiglia, poi dagli amici, infine dalle aziende che decidono di accompagnare il percorso di un determinato driver, nel quale evidentemente vedono qualità e talento, e quindi anche la possibilità di avere, prima o poi, un tangibile ritorno economico. Posso garantire che nessun pilota della Minardi, e più in generale nessun pilota, corre senza averne i meriti. Sarebbe assurdo e pericoloso».
Quindi non si assumevano determinati piloti per completare il budget?
«Certo che no, anche perché nessuno metterebbe una propria vettura in mano ad un incompetente. In passato purtroppo molto spesso c’era un tale gap tra i top team e quelli di seconda fila che anche tra i piloti pareva esserci un abisso, viste le differenze di prestazioni. Ma vi posso assicurare che non era così. Credete davvero che il mondo sia pieno di gente che ha voglia di buttare soldi dalla finestra per supportare una schiappa?».
ma.ba.
L”articolo completo su «sabato sera» del 3 maggio.
Nella foto (Isolapress): il Minardi Day dello scorso anno. Da sinistra Alessandro Nannini, Luca Badoer, Pierluigi Martini, Gianni Morbidelli, Gian Carlo Minardi, Giovanni Lavaggi, Rodrigo Gallego.