Emergenza cinghiali, piano straordinario di controllo anche in Valquaderna e a Palesio
Dal 20 aprile scorso, per far fronte all”emergenza dei cinghiali che sempre più spesso sono causa di incidenti stradali oltre ad arrecare danni all”agricoltura, è in corso un piano straordinario di controllo e abbattimenti selettivi nel Parco regionale dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi dell”Abbadessa e nell”area a sud-est della Città metropolitana di Bologna, ovvero quella che interessa Ozzano Emilia, Castel San Pietro e marginalmente Imola. Il piano è stato fortemente voluto dalla Regione Emilia-Romagna, «Il problema dei cinghiali è all”ordine del giorno – spiegano dalla Polizia provinciale – perché spesso causano problemi ai cittadini. Gli avvistamenti non sono rari nemmeno vicino alle città, come dimostrano le testimonianze in via Montericco e alla centrale Hera a Imola. Il motivo è da ricercare anche nella presenza in collina di branchi di lupi (i nemici naturali, ndr) che portano i cinghiali a spostarsi e raggiungere zone meno rischiose».
Il piano prevede il controllo e l”abbattimento selettivo dei cinghiali da postazioni fisse per mano di operatori volontari specializzati, per i quali la Città metropolitana aveva nei mesi scorsi aperto le domande (leggi la news), coordinati dalla Polizia provinciale. «La nostra attività – proseguono – consiste nel monitorare la situazione al di fuori del Parco e limitare il numero di cinghiali presenti. I giorni in calendario sono il martedì e il venerdì (sia la mattina presto che la sera in entrambe le giornate) e le persone abilitate devono essere qualificate. Non tutti i cacciatori possono cacciare il cinghiale. I volontari presenti finora sono stati dai 15 ai 30 per ogni intervento. Il piano di controllo dovrebbe durare 3 mesi, a meno di cambiamenti o proroghe in corso d”opera».
Una volta abbattuti gli animali vengono portati ai Centri di lavorazione carni sul territorio (ad esempio a Monterenzio o Carseggio) che sono convenzionati con la Città metropolitana e dove vengono eseguiti i controlli sanitari. Una volta terminate le verifiche, il 25% circa delle carni può essere riconsegnata ai volontari per compensarli del loro sforzo venatorio, mentre la parte restante viene venduta dal Centro stesso che riconosce all”Ente di provenienza (Regione, Provincia o in questo caso la Città Metropolitana) un corrispettivo in base al quantitativo venduto.
«L”area più interessata – concludono – è la Valquaderna e Palesio e finora ne sono stati abbattuti qualche unità. Gli appostamenti devono essere effettuati in posti ben precisi e in completa sicurezza visto che con la primavera e l”estate sono più frequenti le passeggiate e le escursioni, a piedi o in bici, dei cittadini».
r.c.
Nelle foto: cinghiali e alcuni operatori durante una battuta di caccia