Problemi coop. Cims, Domenico Olivieri (Aci): “Infondato il paragone con la Cesi”
Volumi più bassi, commesse più frazionate, contrazione degli appalti pubblici. A mettere in difficoltà la Cims è stato un insieme di cause. Domenico Olivieri, presidente dell’Alleanza delle cooperative italiane Imola, ha espresso alcune considerazioni in merito alla situazione della cooperativa di Borgo Tossignano e alle cause che l’hanno portata a ricorrere alla riduzione degli stipendi, provvedimento contestato nei giorni scorsi da Cgil e Cisl.
«A inizio anno è stato presentato ai soci un programma che prevede sacrifici per far fronte al calo di volumi verificatosi nel 2017, calo che si proietta anche nel 2018 – spiega Olivieri -. Lo scorso anno la Cims, oltre ad aver avuto commesse per un volume minore, ha avuto anche un maggior numero di commesse più piccole, che da un lato si traducono in costi, dato che la manodopera è comunque necessaria, ma in margini inferiori. E’ stato quindi chiesto ai soci di fare sacrifici nel 2018, per sperare di arrivare a recuperare fatturato e volumi nel 2019».
La delibera votata a fine gennaio applica la legge 142/2001, che rivede della legislazione in materia cooperativistica, con particolare riferimento alla posizione del socio lavoratore. La legge consente ai soci di una cooperativa di deliberare un piano di crisi della durata annuale, andando a disciplinare in che modo i soci stessi devono concorrere. «Cims ha chiesto ai suoi soci (circa 180 su un organico di 280 addetti, ndr) di utilizzare la legge – prosegue -. Non ha chiesto uno sforzo uguale per tutti, ma calibrato sulla base della capacità di ognuno di contribuire. Il provvedimento, che si applica ai soli soci, è stato approvato dalla maggioranza dell’assemblea (pare per soli quattro voti, ndr), anche se una parte non ha condiviso questa scelta. Sui soci che “tassano” loro stessi, l’assemblea è sovrana. La cooperativa si era rivolta anche ai lavoratori non soci. In questo caso l’adesione non può essere forzata e per i non soci serve un accordo in un ambiente protetto, con la negoziazione dei sindacati. Il sindacato fa la propria battaglia e ha il proprio ruolo, ora inizia la dialettica, vedremo nei prossimi giorni e mesi».
Olivieri smentisce con forza, però, che la crisi della Cims sia analoga a quella della Cesi, la cooperativa edile finita in liquidazione coatta amministrativa nel 2014. «Serve un reset e abbassare il volume. Questi accostamenti sono infondati e impropri – dice senza mezzi termini -. Qui stiamo parlando di una cooperativa più piccola della Cesi, che non ha l’esposizione che aveva la Cesi e che si è diversificata. La Cims ha sempre pagato tutti i lavoratori, i fornitori e le banche; ha attraversato questi anni di crisi senza chiedere niente a nessuno. Nel 2014 quando la Cesi è entrata in liquidazione, la Cims si è organizzata e strutturata per diventare lei stessa capofila, si è portata dentro le competenze necessarie per far fronte a determinati business».
Nel recente passato, inoltre, il fatturato della cooperativa di Borgo Tossignano è cresciuto sempre in maniera costante. Dai 20 milioni del 2013 è passata ai 39 milioni del 2016. «In un tempo rapido la Cims è andata a riempire un vuoto che si era creato – sottolinea Olivieri -. Nel 2017 i volumi di lavoro e gli appalti vinti sono stati insufficienti a mantenere il trend, ma le difficoltà riguardano solo un parte dell’azienda e non tutti gli ambiti di attività». Da qui la scelta attuata. «C’è parecchio offerta in giro, la cooperativa pensa di portare a casa del lavoro, ci sono appalti che vanno vinti. Se a fine anno il portafoglio ordini per il 2019 sarà soddisfacente, non ci sarà più bisogno di un piano lacrime e sangue». (lo.mi.)
L’articolo completo su “sabato sera” del 26 aprile.
Nelle foto Domenico Olivieri, presidente dell’Alleanza delle cooperative italiane Imola