Dalla fabbrica Ducati alla lotta partigiana.. E si chiamò Giuliana
25 aprile, anniversario della liberazione d’Italia. E’ un giorno fondamentale per la storia del Paese, simbolo della vittoriosa lotta di resistenza militare e politica attuata dalle forze partigiane durante la seconda guerra mondiale contro il governo fascista e l’occupazione nazista.
Fra i partigiani e le partigiane che hanno permesso la liberazione d’Italia ci fu anche Tolmina Guazzaloca detta Giuliana, nata il 5 settembre 1916 ad Anzola dell’Emilia. Famiglia antifascista, licenza elementare, operaia. Entrata nel movimento partigiano, divenne staffetta addetta al trasporto di armi e munizioni a Bologna e provincia.
Fino al 1943 Giuliana lavorò alla Ducati di Bologna, dove fu assunta dopo il licenziamento dalla Polveriera per attività antifascista. Per compiere la sua delicata missione, quella di staffetta partigiana per il collegamento dei gruppi fra Bologna e Modena, lascia l’azienda e il figlio piccolo. Nel 1992 ha raccontato la sua vita e la sua storia partigiana nel libro “E mi chiamai Giuliana”, nome che non era quello di battesimo ma che aveva scelto per la battaglia.
Nel libro Giuliana racconta gli anni di staffetta, anni di continui spostamenti con tutto quello che si poteva, specialmente la bicicletta, senza contare i chilometri; racconta che pedalava velocemente ripetendosi il proprio nome per farsi forza, per allontanare la paura; “mi facevo coraggio perchè credevo in ciò che facevo ed ero consapevole di quel che bisognava fare, il futuro era una grande sfida”.
“Indossavo un vestito bianco a fiori celesti, con un grande collo bianco che mi copriva quasi la metà delle spalle”, continua. L’importanza di cambiare vestito, pettinatura, di sembrare sempre sistemata ed elegante era per non farsi notare, per non sembrare di avere una missione. Sempre diverso l’aspetto, sempre terribile la fine in caso fosse stata scoperta.
Il libro E mi chiamai Giuliana è oggi difficile da trovare il libreria, ma è presente in molte biblioteche, soprattutto dell’Emilia Romagna, nelle apposite sezioni sulla Resistenza. E’ una importante testimonianza autobiografica di una vita divisa fra famiglia, lavoro ed attività clandestina ma decisiva per le sorti di Bologna e dell’Italia.
Approfondimento. Qui la video intervista a Tolmina Guazzaloca fatta nel 2010 da Cristina Comperini, che la interpellò per gli ultimi ricordi di una vita piena di gioie e dolori, poco prima di morire.