Il Bernacca imolese, Fausto Ravaldi della stazione meteo dello Scarabelli, si racconta
L’Agraria è sempre stata il suo chiodo fisso, fin da ragazzino. Nel destino di Fausto Ravaldi c’era lo Scarabelli. Qualche mese passato all’Istituto tecnico Alberghetti, al chiuso tra i banchi e l’officina dal soffitto basso dove aleggiava l’odore di olio emulsionato, è bastato per convincerlo che la strada scelta per lui dai genitori non era quella giusta. Gli piaceva invece stare all’aria aperta, a contatto con la natura, svolgere attività non di routine. L’anno scolastico successivo, nel 1967, si è iscritto a quella che sarebbe diventata la sua scuola. Prima da studente, poi da supplente, quindi da insegnante tecnico-pratico di Esercitazioni agrarie e, in seguito, di Tecnica di produzione vegetale. Infine, anche da vicepreside.
Allo Scarabelli ha anche incontrato la sua compagna, prima di classe e poi di vita, Cinzia Astorri. Poco prima dell’esame di maturità si sono resi conto che le loro vite avrebbero potuto prendere strade diverse e all’amicizia si è aggiunto qualcosa in più. Anche lei poi è diventata docente nello stesso istituto, dove tuttora è insegnante tecnico-pratico di laboratorio di Chimica.
Ravaldi, invece, è in pensione dal 2014, ma da quattro anni a questa parte continua a collaborare con lo Scarabelli, seguendo con disponibilità e dedizione la stazione meteorologica interna alla scuola (oggi il responsabile è il docente Roberto Rinaldi Ceroni), attività portata avanti da Ravaldi fin dal lontano 1976, in parallelo alle mansioni didattiche. Un ruolo che negli anni lo ha fatto conoscere anche al di fuori della scuola e fatto diventare un po’ il «Bernacca imolese», spesso interpellato dalla stampa, e non solo, quando dalle nostre parti il tempo fa le bizze. Di questo gli è stato anche pubblicamente reso merito lo scorso dicembre, con la consegna del Grifo di cristallo, il riconoscimento che il Comune assegna agli imolesi che si sono distinti nel loro impegno verso la comunità.
Lo incontriamo proprio allo Scarabelli, dove ci mostra la stazione meteo in campo aperto e la postazione informatizzata all’interno della scuola.
La passione per la meteorologia è nata dopo il diploma. «Il clic – racconta – è scattato durante il servizio di leva. Ho fatto il militare in aeronautica, alla base Nato di Maniago del Friuli, poligono di riferimento per tutto il nord Italia fino a Cervia. Da solo, sulla torre di controllo, dovevo gestire la comunicazione con le altre basi. La prima cosa che dovevo fare tutti i giorni era il bollettino meteo. Lanciavo il pallone sonda e con attrezzi manuali dovevo calcolare la direzione e velocità del vento, a terra e in quota. Con la telescrivente, poi, trasmettevo il bollettino alle basi Nato del nord Italia. In base alle condizioni del tempo, facevo partire le squadriglie di caccia che dovevano venire a esercitarsi nel poligono».
Dopo il congedo, nel 1975, l’allora preside Manlio Vivarelli ha scelto il suo nome dalla graduatoria per un posto di supplente. L’anno dopo è diventato referente della stazione meteo. «All’inizio i dati venivano tutti scritti a mano – dice mostrando un registro delle “osservazioni termo-udometriche”, vergato a inchiostro di china -. Poi l’avvento dei computer ha facilitato le cose. La svolta c’è stata nel 1994. Adesso il computer scarica i dati via radio ogni ora in punto e li archivia sull’hard disk».
L’importanza di questo servizio diventa evidente nelle situazioni di intenso maltempo, come avvenuto a inizio marzo. «Già da diversi anni – spiega – siamo consulenti di Area Blu per la gestione della viabilità. Mi contattano, anche più volte al giorno, per sapere in anticipo l’andamento delle temperature sul nostro territorio e se sono previste gelate. In questo modo possono predisporre la distribuzione del sale nei punti nevralgici».
I dati della stazione sono importanti anche in caso di controversie giudiziarie. «Varie volte – aggiunge – siamo stati interpellati dal tribunale. In caso di incidenti, ad esempio, possiamo provare quali condizioni meteo c’erano quel giorno e se sulla strada poteva essere presente ghiaccio».
L”articolo completo sul “sabato sera” del 22 marzo 2018.
lo.mi.
Fausto ravaldi mostra la stazione meteo in campo aperto allo scarabelli