Vite da discarica, chi sono e cosa succederà agli addetti che lavorano nella Tre Monti
Nella vicenda della discarica Tre Monti gli unici finora a non aver avuto voce in capitolo sono stati coloro che ci lavorano. Anzi, ci lavoravano fino a qualche settimana fa, quando la sentenza del Tar del 10 gennaio scorso ha di fatto bloccato le attività di conferimento. Flavio Zoso, Avram Sirca e Dragutin Lekic sono tra i 12 addetti della modenese Discariche società consortile, aggiudicataria dell’appalto, con scadenza alla fine del 2019, per le attività di messa a dimora dei rifiuti e di controllo del percolato e biogas, attività quest’ultima che sta proseguendo e che fino a inizio aprile impegnerà solo due dei 12 addetti. Poi subentrerà personale di Herambiente.
Flavio e i suoi colleghi, invece, erano coloro che, sulle ruspe, avevano il compito di sistemare i rifiuti in arrivo, secondo le direttive del Piano di gestione operativa, formando strati sovrapposti e compattati. «Dovevamo sistemare i mucchi di rifiuti, metterli in sicurezza e sagomare le sponde come da progetto – racconta Zoso -. Inoltre, a mano, mettevamo i pozzetti, di rete, con al centro le tubazioni per il recupero del biogas. Ogni sera dovevamo poi coprire i rifiuti arrivati quel giorno con teli a carbone attivo per abbattere gli odori e con terreno sulle fasce laterali e sulle sponde».
Un lavoro di certo non per nasi fini, letteralmente in mezzo a tonnellate di spazzatura maleodorante, su due turni, dalle 6 alle 17, sei giorni alla settimana, per anni. Circa venti, per l’esattezza, quelli che Flavio ha passato in discarica, 16 quelli che invece ha all’attivo Avram, 12 Dragutin. E se, nel tempo lo scenario e le mansioni sono rimasti gli stessi, a cambiare in modo vorticoso sono state le società per cui hanno lavorato. Ben sette nell’arco degli ultimi 15 anni: «Eco veneta – elencano – Eco veneta assieme a Cmi Imola, Cmi Imola da sola, Sogliano Rubicone, Lombardi ecologica (fallita nel 2012), Ram (fallita del 2014) e infine la Discariche di Modena». I lavoratori sono passati da una all’altra, come pacchi. Prendere o lasciare. Ogni passaggio, però, azzerava gli scatti di anzianità, spezzava la continuità contributiva, senza contare gli effetti collaterali imprevisti, come, da ultimo, una contesa non ancora conclusa sul Tfr, che la Lombardi ecologica sostiene di aver regolarmente versato e che invece i lavoratori dicono di non aver mai ricevuto.
Un lavoro, insomma, poco invidiabile, per un salario di circa 1.300 euro al mese. In quanti sarebbero disposti a farlo? Per loro, invece, quel lavoro era tutto e il periodo di incertezza che si è aperto dopo il 10 gennaio, in attesa che il Consiglio di Stato si pronunci sul ricorso presentato il 5 marzo dalla Regione Emilia Romagna, rischia di diventare l’anticamera della disperazione: il licenziamento collettivo, niente lavoro e zero prospettive, a parte quella di diventare, ironia della sorte, rifiuti sociali, manodopera che nessuno vuole più.
«Ho 62 anni – dice Zoso – nessuno è disposto ad assumere una persona della mia età, anche se ho esperienza. Sono solo, ma devo comunque pagare l’affitto e le rate della macchina, che mi serve, perché abito in vallata, in una zona fuori mano. Visto che mi mancano cinque anni alla pensione, ho provato anche a vedere se potevo richiedere l’Ape sociale, ma posso fare domanda solo fra due anni, allo scadere dell’indennità di disoccupazione e non è detto che fra due anni questa possibilità, per ora provvisoria, venga confermata anche dai prossimi Governi. Capisco far chiudere la discarica se ci fossero stati pericoli per la salute. Noi che lavoriamo lì da anni non abbiamo problemi. Ma chiuderla perché altrimenti si rovina il paesaggio… Devo dire un bel grazie alle persone e ai comitati che hanno fatto chiudere la discarica – aggiunge ironico -. Lo scriva che adesso lo stipendio dovrebbero essere loro a darcelo».
Su “sabato sera” del 22 marzo le storie di Avram Sirca e Dragutin Lekic, arrivati in Italia in cerca di un futuro migliore.
lo.mi.
Nella foto: un mezzo operativo alla discarica Tre Monti prima della chiusura
La strumentalizzazione è sempre stata la vostra forza propagandistica: siete patetici!!!
Per quanto “ci” riguarda, come giornale “sabato sera” abbiamo semplicemente raccontato dei lavoratori impiegati in discarica che, dopo il blocco dell’impianto a seguito della sentenza del Tribunale amministrativo regionale, rischiano il licenziamento. Abbiamo fatto il nostro mestiere di dare conto di un fatto di cronaca. Parlare di strumentalizzazione e propaganda (tralasciando l’epiteto) è offensivo e fuori luogo.