Glitch art, gli artisti dell”«errore» in mostra alla galleria Tales of Art
Usare errori analogici o digitali, come artefatti, scomposizioni e distorsioni grafiche, con fini estetici. Lo fa la glitch art, e chi vuol saperne di più può visitare la mostra che la galleria Tales of Art di Marco Chiarini, in via Emilia 221 a Imola, allestisce fino al 15 aprile «Postdigital vuole mettere in mostra diverse forme di glitch art, attraverso le opere di quattro artisti che incorporano tali elementi nella loro produzione, seppur utilizzando tecniche, soggetti e approcci diversi alla pittura», spiega il comunicato stampa della mostra. In mostra quattro artisti (German Tellez, Milo Hartnoll, Paolo Psiko e Seppe De Meyere) con le loro opere, tra cui una reinterpretazione del Ritratto di gentiluomo venticinquenne di Bartolomeo Cesi, opera di fine Cinquecento che si trova al Museo di San Domenico di Imola e il cui studio è stato possibile grazie a una collaborazione con i Musei civici.
German Tellez, nato a Bogotà nel 1986, basa la maggior parte dei suoi lavori «sullo studio della condizione umana – si legge nelle note stampa -, analizzando ciò che fa scaturire violenza e crudeltà nella società, partendo dagli aspetti psicologici che influenzano il modo di vivere e relazionarsi delle persone, attraverso cultura, religione, problemi di vita. Nonostante i suoi lavori possano sembrare pessimisti, per l’artista sono una porta d’accesso che ci separa e distanzia dalla parte più negativa della nostra natura e ci permette di capire quanto potenti siano la nostra coscienza e i nostri istinti se usati come strumenti per affrontare la vita». Milo Hartnoll, nato a Londra nel 1990, «esplora la condizione umana e basa i suoi lavori sulla celebrazione di ciò che all’apparenza sembra “rotto” e imperfetto. Attraverso un vasto spettro di tecniche e processi pittorici, Milo ricerca un linguaggio visivo che possa incapsulare la vera bellezza e onesta dell’umanità, con una ribellione verso ciò che la società moderna considera perfetto e impeccabile». Paolo Psiko, nato a Torino nel 1982, è specializzato in dipinti e opere murali, e negli ultimi anni ha affinato la tecnica con particolare interesse per la pixel art, la glitch art e l’idea artistica di «scissione» delle immagini. Infine Seppe De Meyere, nato a Bruges in Belgio nel 1994, crea lavori caratterizzati dalla deformazione delle immagini, trovando ispirazione in opere pittoriche di grandi maestri del passato: «la sua produzione artistica è spesso innescata da atmosfere tragiche, inquietanti, il sublime antico, alimentate dal sentimento di corruzione e deterioramento della società contemporanea. L’artista vuole iniettare il virus dei giorni nostri in forme artistiche più antiche, che per anni sono state fossilizzate nella nostra mente, culminando nell’ossimoro della arcaica moderna realtà».
La mostra ha anche un ulteriore aspetto di sostegno all”arte, oltre quello più immediato insito nella sua natura: «Nel caso le opere “Afterlife” di Milo Hartnoll e “Aetatis Suae” di Seppe De Meyere venissero vendute, è nostra intenzione devolvere il 60% del ricavato ai Musei civici – fa sapere Marco Chiarini -. “Afterlife” avrà un prezzo di vendita di 1200 euro mentre “Aetatis Suae” di 1000 euro».
La mostra rimarrà aperta fino al 15 aprile ed è visitabile da martedì a domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18. Informazioni: info@talesofart.it
r.c.
Nella foto: The Gentleman di Paolo Psiko