Imola Programma, tra sfide e opportunità. Marco Gasparri: «L”industria 4.0 va avanti e la scuola deve seguirla»
Per le aziende del territorio la quarta rivoluzione industriale, l’utilizzo «spinto» di digitalizzazione e tecnologie web, è ormai una realtà. Per il nostro territorio rappresenta un’opportunità di sviluppo economico e occupazionale. In questo momento, però, le aziende faticano a trovare i giovani ingegneri, gli informatici, i tecnici che occorrono. Marco Gasparri, presidente della delegazione imolese di Confindustria Emilia Area Centro, non ha dubbi: «A fronte di una richiesta in forte aumento, oggi mancano figure ben preparate per soddisfare il mercato».
La richiesta, come detto, riguarda il processo di adozione delle nuove tecnologie dell’Industria 4.0 e il loro sfruttamento per la trasformazione digitale della fabbrica. «Diverse aziende si stanno approcciando a soluzioni come IoT (Internet of Things o “internet delle cose”, cioè lo scambio di informazioni tra oggetti diversi), il cloud (la possibilità di accedere a dati conservati in remoto), la realtà aumentata, strumenti come analytics o i big data, stanno trasformando il modo di fare impresa – elenca Gasparri – e rappresentano solo l’inizio di una rivoluzione tecnologica e culturale sia nell’organizzazione della fabbrica che nel rapporto con i clienti». I benefici del 4.0 per le aziende vanno oltre la semplice produttività: «Con la digital transformation le imprese ottengono un miglioramento del capitale umano e dei processi operativi e collaborativi, poi ci sono benefici sul fronte dell’innovazione di prodotto o di servizio e nuovi modelli di business». Tra l’altro il successo di un’azienda si basa anche su elementi come «il miglioramento delle performance, della reputazione e dell’immagine aziendale stessa».
Per riuscirci, però, alle imprese sono richiesti importanti investimenti in termini di innovazione non solo tecnologica ma organizzativa, pensare ruoli che in alcuni casi prima non esistevano. «Soprattutto devono trovare partner in grado di sostenerli con competenze in merito a tecnologie e processi di integrazione. La criticità maggiore per le aziende manifatturiere sarà quella di riconcepire il modo di interpretare la tecnologia, che non potrà più essere parallela alla strategia ma convergente: l’una è necessaria per lo sfruttamento dell’altra ed entrambe s’innescano a vicenda» aggiunge Gasparri. Ed è a questo punto che arriva il tema della formazione. Secondo Gasparri scuola e università sono ancora troppo distanti. «Nei percorsi universitari Ict (information and communication technology) stanno via via entrando competenze legate a big data, data science e cybersecurity, ma resta trascurato il cloud.
D’altra parte nelle facoltà non informatiche le competenze digitali sono trascurate: non vi è alcuna formazione in proposito in circa la metà degli oltre quattromila corsi di laurea esistenti. In compenso stanno aumentando, seppur lentamente, le collaborazioni fra scuola, università, imprese e associazioni: è un tema sicuramente da ampliare, superando i problemi normativi, di coordinamento organizzativo o accesso agli incentivi». Stage e l’alternanza scuola-lavoro sono comunque utili: «Le esperienze fatte durante o subito dopo la conclusione degli studi comportano una probabilità di trovare lavoro maggiore del 51 per cento rispetto a chi non ha svolto né alternanza né stage o tirocini». Il problema è un altro: «Oggi non ci sono ingegneri informatici, meccanici, elettrici e dell’automazione a sufficienza rispetto alle necessità che un distretto come quello imolese richiede» dichiara Gasparri senza mezzi termini. Non solo «manca una strategia di lungo periodo che coinvolga aziende e sistema formativo, una visione d’insieme che coordini i percorsi della trasformazione digitale. Mentre il mercato del lavoro promette una rapida evoluzione, l’istruzione rischia di rimanere indietro, senza riuscire a fornire le figure professionali richieste dalle aziende».
mi.mo.
Nella foto: Marco Gasparri