Imola Programma punta sulla “relazione fra chi studia informatica e l’imprenditoria del settore”, spiega l”ideatore Claudio Bergamini
Imola Programma, l’evento dedicato all’informatica e al mondo digitale, organizzato da LocalFocus e Innovami, torna all’autodromo di Imola il 16 e 17 marzo. Abbiamo chiesto all’ideatore dell’iniziativa, Claudio Bergamini, fondatore e amministratore delegato della società di consulenza Imola Informatica, di spiegare quali sviluppi ha avuto la prima edizione, quali sono le finalità di questo nuovo appuntamento e di svelarci qualche novità in anteprima.
«La prima edizione è andata veramente bene – ci risponde – al di sopra delle nostre aspettative. Hanno partecipato 1200 persone, 400 studenti, dalle scuole primarie all’universita`, e oltre 50 aziende. L’obiettivo era far vedere a tutti i “non informatici” che cosa era l’informatica a Imola. Siamo riusciti a riunire, per la prima volta, molte delle aziende che lavorano nel nostro settore; in più, aver visto la partecipazione di tanti studenti e non addetti ai lavori è stato un sorprendente successo. Sulla scia dell’edizione dello scorso anno si è creata una relazione tra aziende del settore informatico e non, scuole, Innovami. E’ nata una serie di relazioni che hanno dato luogo a collaborazioni prima non immaginabili».
Ad esempio?
«Imola Informatica ha cominciato a collaborare con i due data center Acantho ed Exe.it, portando anche l’Università e dando vita a una attività di laboratorio con Sacmi, a cui probabilmente si aggiungerà anche Cefla. L’esperienza si concretizzerà a breve e senza quel punto di partenza sarebbe stato difficile costruirla. Un altro esempio è la collaborazione con Innovami, che nel corso di quest’ultimo anno è diventata più robusta, grazie anche a una serie di workshop, dal titolo “Open Innovation Lab”, finalizzati alla crescita digitale del territorio, ma anche a far diventare un po’ alla volta Imola un punto di riferimento. In questo modo abbiamo portato qui referenti di grandi aziende come Toyota e Barilla. Da Imola Programma è dunque nata una microfiliera di collaborazioni, germogliate dal fatto di conoscersi. Ed è conoscendosi che poi si sviluppano le opportunità».
Quali saranno i temi di questa seconda edizione?
«Il tema portante rimane quello della relazione fra chi studia informatica e l’imprenditoria del settore. Ci interessa moltissimo che gli studenti delle scuole superiori di Imola capiscano quali aziende sono presenti sul territorio e che tipo di profili interessano. Qui esiste un mercato del lavoro importante, che solo a Imola, ogni anno, assorbe un centinaio di persone. A seconda delle qualità e degli obiettivi, gli sbocchi possono essere a Imola, in Italia o nel mondo. Oppure si può avviare la propria azienda di informatica, anche se richiede uno sforzo in più in termini di capitale iniziale. A Imola però esiste Innovami, che supporta le start-up e crea le condizioni per finanziare le nuove idee imprenditoriali. Un aspetto a cui cercheremo di dare ulteriore visibilità è quello delle aziende che accolgono gli studenti di informatica in stage o con l’alternanza scuola-lavoro, esperienze utili alle aziende, che in questo modo possono farsi conoscere e incontrare potenziali candidati, e agli stessi studenti, che possono capire se può essere per loro uno sbocco interessante. In quest’ultimo anno c’è stato un aumento delle iscrizioni ai corsi in cui si fa informatica e questo è un segnale positivo. Nessuno si illude che sia merito di Imola Programma, ma si è capito che questa è la strada giusta su cui insistere. La stessa stampa nazionale prevede che nei prossimi dieci anni in Italia mancherà un milione di informatici rispetto alla richiesta del mercato».
Può anticipare anche qualche novità?
«Presenteremo in anteprima una indagine, che stiamo svolgendo a Imola e dintorni all’interno di circa 60 aziende del settore informatico e di una ventina non del settore, ma che impiegano tecnici informatici. L’idea ci è venuta lo scorso ottobre, durante la riunione preliminare con le società informatiche per mettere a punto l’edizione 2018».
In che cosa consiste questa indagine?
«Si tratta di una sorta di censimento, a cui vorremmo dare continuità nel tempo, aggiornandolo tutti gli anni. Alle aziende chiediamo di darci il quadro del personale informatico impiegato ad oggi, il livello di scolarità, che tipo di piani di acquisizione hanno per il 2018 e che tipo di ruoli stanno cercando: sistemisti, analisti, architetti, programmatori… Il progetto coinvolge anche le scuole superiori imolesi. L’intento è dare dei punti di riferimento precisi, proporre uno strumento per far capire a insegnanti e studenti qual è la situazione, quali sono le tendenze e ragionare su come orientare il peso dell’informatica nei programmi scolastici».
Parlerete anche di Industria 4.0?
«Un altro tema che verrà trattato con enfasi sarà proprio l’approccio alla digitalizzazione, che sta nascendo nel manufacturing, grazie agli incentivi e all’Industria 4.0. Un messaggio che sta arrivando nelle aziende più grosse, a cui si aggiunge la filiera dei fornitori. Quest’anno riusciremo a coinvolgere anche aziende non del settore informatico, ma che sono grandi utilizzatrici di informatica. Cercheremo di far capire loro che in questo territorio esiste una informatica di vera eccellenza e che è possibile godere in via privilegiata di risorse interessanti. Se il manufacturing deve andare verso l’informatizzazione spinta e se c’è chi può guidare questo percorso, perché non sfruttarlo? Infine un ulteriore tema sarà quello del local e global, come cioè le aziende informatiche possono conciliare l’aspetto locale al mercato globale».
Per un’azienda che lavora nel vostro settore qual è il vantaggio di essere locale e globale al tempo stesso?
«Imola Informatica non ha clienti imolesi, eppure abbiamo scelto di rimanere a Imola. Essere “locali” ci permette di andare incontro ai bisogni delle persone che lavorano per noi. Chi lavora nel nostro settore ha molto spesso la valigia in mano sette giorni su sette, ma se un’azienda è anche “local”, può comunque permettere al proprio personale di conciliare la qualità della vita che si ha con un lavoro vicino a casa, senza per questo dover rinunciare a prospettive professionali alte. Nello staff di Imola Informatica abbiamo un centinaio di persone, la maggior parte provenienti dalla Romagna. Una mamma con figli piccoli, ad esempio, può lavorare per tre giorni alla settimana da casa. Anche questo è un aspetto da non sottovalutare se ci si accinge a scegliere il proprio percorso professionale».
lo.mi.
Nella foto: Claudio Bergamini