CooperAttivaMente, lo studente in alternanza scuola Leonardo Randi racconta l”incontro con Rumiz
All’interno della sala dell’Accademia pianistica internazionale di Imola, ospitata nella Rocca sforzesca di Imola, luogo già di suo suggestivo e fiabesco, è arrivato il giornalista e scrittore Paolo Rumiz. L’occasione di incontro è stata la presentazione del suo nuovo libro «La Regina del Silenzio» (La nave di Teseo), del quale ha discusso con il giornalista di sabato sera Paolo Bernardi in un’intervista che ha unito l’attualità alla fiaba e alla musica.
Proprio la musica di un pianoforte suonato da Francesco Comito, allievo dell’Accademia fondata e diretta dal maestro Franco Scala, ha introdotto al pubblico l’autore e dopo quasi due ore lo ha salutato, più dolcemente di come lo ha presentato, ma sempre (e non a caso) con brani tratti da «Quadri da un’esposizione» di Musorgskij.
«Sempre che le fiabe siano letteratura» si chiede Rumiz. Perché quella che ha scritto l’autore triestino è una fiaba, voluta per i suoi nipoti affamati di storie, ma anche per tutti gli adulti che vogliono ricercare dentro le fiabe un significato più profondo.
«La Regina del Silenzio» è una fiaba musicale, perché ormai della musica Rumiz non può più fare a meno: è arrivata nella sua vita come la Bora nella sua città e ha scombinato tutto. «Le musica interviene dove le parole falliscono». Per ogni capitolo del libro infatti è consigliato un ascolto di accompagnamento e all’interno della sua prosa sono nascosti versi che hanno cambiato, in parte, natura alla storia.
La fiaba narra di un viaggio affrontato da una bambina che vive in un regno dove la musica è stata proibita a tutti, così come le vocali, ogni suono cantilenato e musicale; attraverso tale viaggio si mette alla ricerca di un aiutante per sconfiggere la Regina del Silenzio e il suo esercito.
Le Forze del Male, che sia una fiaba o una vita reale, seminano ignoranza, necessaria a sottomettere popoli e menti. «Lo fecero Stalin, Hitler, Mussolini, capi di eserciti lontani, tiranni nell’antichità e tanti altri. Cancellarono la musica e i musicisti, bruciarono libri, uccisero artisti e pensatori, scrittori e bambini, nei quali è riposta la speranza del cambiamento».
Rumiz crede fermamente che in ogni fiaba devono esserci i cattivi, i potenti, i tiranni. «E’ necessario che i bambini leggano di mostri e assassini; faranno più velocemente i conti con quello che li aspetta nella vita e saranno pronti a combattere contro qualunque mostro incontreranno o contro qualunque mulino a vento».
La voce di Rumiz è chiara, lo sguardo commosso e colmo di passione per quello che racconta.
Rumiz nel viaggiare ha la sua dimensione umana prima ancora che professionale. Perché il viaggio? Per combattere l’ignoranza è necessario conoscere e per conoscere è necessario viaggiare e incontrare. Non importa chi si incontra, come avviene o in che momento della propria vita; l’importante è che avvenga un incontro con culture diverse, con persone distanti, con idee differenti. Non sono viaggiatori coloro che prendono un biglietto aereo per trovarsi dopo dodici ore a fare shopping sfrenato nei più grandi magazzini del mondo. Essi sono solo uomini propensi alla spesa e al consumo. Invece sono viaggiatori coloro che vedono il mondo come luogo dove non fermarsi, non sedersi e dove continuare a ricercare.
«Cos’è la vita se non l’incontro continuo con l’ignoto?» si chiede Rumiz, viaggiatore instancabile che il passare degli anni di certo non ha abbattuto. Le origini dell’uomo, ricorda Rumiz, sono nel viaggio; i pochi uomini che dall’Africa cominciarono a muoversi verso nuove terre compirono il viaggio che diede origine alla discendenza del genere umano e al popolamento di altri territori.
I loro spostamenti a piedi, la caccia per la sopravvivenza, l’inizio dell’uso della parola, li mettevano a stretto contatto con la natura.
Mentre camminavano si accorgevano che tutta la natura che li circondava era musica, ogni loro lento passo, ogni piccolo movimento di animale, il suono delle loro voci perse tra interminabili praterie, il suono dei piedi sulla sabbia e sulla roccia. La capacità degli uomini viaggiatori è sempre stata percepire, scrutare e ascoltare meglio degli altri. Il viaggiatore ritorna alle origini dell’uomo, ritrova nel suo percorso i suoi antenati camminatori e si lega alla loro immagine, cercando di seguirli.
E’ tutto strettamente collegato: la musica, il viaggio, il dialogo e la conoscenza, dipendono l’una dalle altre. Ma prima di tutto viene l’ascolto, necessario a sentire i propri passi, i passi altrui, a comprendere le problematiche della società e a organizzare un esercito contro le Forze del Male, ovunque esse si trovino.
Nell’incontro con Paolo Rumiz si è potuto conoscere e ascoltare un uomo rinvigorito dalla musica, dal suono delle parole, dal ritmo del proprio corpo e che con il suono delle sue dita sulla tastiera ha creato una fiaba per bambini con l’augurio che la capiscano, che si mettano in marcia e che riportino la musica in ogni vita, ché: «Poca differenza vi è tra morti e vivi: senza musica non si vive».
Leonardo Randi*
*L’autore di questo articolo è Leonardo Randi, studente che frequenta la 3ª del liceo scientifico «Alberghetti» di Imola che ha frequentato la Cooperativa di giornalisti Corso Bacchilega per due settimane nella sua attività di alternanza scuola-lavoro dedicata alla conoscenza delle attività editoriale e giornalistica, in collaborazione con la professoressa Lea Marzocchi.
L”ARTICOLO E” STATO PUBBLICATO NEL NUMERO 6/2018 DEL 12 OTTOBRE 2018 DI SABATO SERA
L”intervento di Rumiz su “sabato sera”
La lettera del maestro Igor Coretti Kuret a “sabato sera” tra ringraziamenti e richieste
Imola