Telefonia, tariffazione con una rata in meno ma il costo finale resta identico
Non c’è pace per le tasche dei consumatori in questo avvio d’anno. Dopo le polemiche sui sacchetti compostabili a pagamento, un’altra amara sorpresa arriva, questa volta, dal mondo della telefonia. In molti avranno ricevuto nei giorni scorsi l’avviso che da marzo i servizi e le eventuali promozioni attive sul proprio cellulare si rinnoveranno mensilmente anziché ogni 28 giorni, mentre per i titolari di un abbonamento mobile e rete fissa la modifica avrà effetto a partire dalla prima fattura emessa dopo l’inizio di aprile (le date precise variano da operatore a operatore). Non si fa in tempo a gioire per la buona notizia, che le due righe successive gelano sul nascere ogni entusiasmo: «La tua spesa complessiva annuale non cambia. Il numero dei rinnovi mensili della tua offerta si riduce da 13 a 12 e di conseguenza l’importo di ciascun rinnovo aumenterà dell’8,6%».
Una vera e propria beffa, dopo che la legge 172/2017 aveva preso le difese degli utenti. La legge ha infatti stabilito che la cadenza di rinnovo delle offerte e la fatturazione dei servizi deve essere su base mensile (o multipli del mese) e non come invece attuato dalle compagnie telefoniche a partire dal 2016. Gli aumenti che tutte le compagnie telefoniche avevano più o meno subdolamente imposto ai consumatori con la modifica unilaterale dei contratti e l’aggiunta di una rata in più, ora verranno spalmati nell’arco di dodici mesi. Risultato: il numero delle rate diminuisce, ma l’importo mensile della tariffa aumenta rispetto a prima dell’8,6%. Solo Tiscali, per ora, ha scelto di non applicare il rincaro sulle tariffe mensili.
Il consumatore non ha molta scelta. O si accetta la situazione così com’è o si esercita il diritto di recesso che, se avviene entro 30 giorni dalla comunicazione ricevuta dal proprio operatore, non comporta penali. Almeno questo dice il messaggio informativo. Ma è proprio così? «In realtà bisogna fare attenzione – avverte Lavinia Lo Scalzo, responsabile dello sportello Federconsumatori di Imola -. Occorre inviare una raccomandata che indichi come causale del recesso “Modifica delle condizioni contrattuali”. Il problema, però, sono i servizi e le eventuali offerte collegate al proprio numero. Se ad esempio si è titolari di un pacchetto che comprende cellulare e telefono fisso, si rischia di dover comunque affrontare dei costi».
Intanto c’è già chi sta cominciando a raccogliere le pre-adesioni per un’eventuale class action volta a ottenere i rimborsi di quanto ingiustamente prelevato. «Oggi i consumatori hanno le mani legate – conclude Lo Scalzo -. La legge avrebbe dovuto specificare anche la restituzione automatica da parte degli operatori di ciò che gli utenti hanno pagato in più in questo anno».
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lo.mi.
Nella foto: uno dei messaggi sms che informano gli utenti del cambio di tariffazione