Bitcoin, alla Cantina Assirelli di Dozza si può pagare con la moneta digitale
«Posso pagare in bitcoin?». In futuro questa domanda potrebbe diventare frequente. Da quando è stata inventata nel 2009, la più famosa moneta digitale ha toccato il suo valore massimo lo scorso dicembre quando, per comprarne una, servivano poco più di 19 mila dollari, mentre la quota investita a livello globale si aggirava sui 330 miliardi di dollari. In attesa di vedere se prenderà piede anche in Italia, c’è già chi si attrezza per non farsi trovare impreparato. Dal 10 febbraio scorso all’Azienda agricola Assirelli Cantina da Vittorio si possono fare acquisti anche con il proprio portafoglio digitale. «Abbiamo lanciato questa novità in occasione dell’apertura della mescita del vino nuovo – anticipa il ventiseienne Matteo Assirelli, che dal 2010 affianca il padre Vittorio nella gestione dell’azienda di famiglia in via Monte del Re -. Unire tradizione e innovazione è quello di cui hanno bisogno le piccole e medie aziende italiane. Abbiamo quindi deciso di dare un servizio in più alla nostra clientela, un po’ come è avvenuto anni or sono con l’introduzione del Pos. Accetteremo quindi pagamenti in bitcoin, ethereum o litecoin». Ovvero tre delle oltre mille criptovalute attualmente in circolazione sul web. La novità incuriosisce. «Ci siamo iscritti su due piattaforme, Coinbase e Bitpay, che consentono di effettuare transazioni in criptovalute – prosegue Assirelli -. L’accreditamento è stato veloce e abbiamo avuto conferma in un paio di giorni. Alle piattaforme faremo riferimento anche per le quotazioni. Proprio per garantire al cliente quella migliore, abbiamo optato per due piattaforme diverse».
Il convertitore istantaneo è indispensabile, anche perché il valore fluttua in maniera vertiginosa. Impossibile quindi fissare a priori il prezzo digitale di una bottiglia di buon Sangiovese. Al momento nessuno ha ancora chiesto di pagare in bitcoin, ma Assirelli non ha dubbi sui vantaggi legati a queste nuove modalità di pagamento. «Le transazioni in bitcoin – elenca – sono in genere molto più veloci rispetto a quelle tradizionali, possono essere istantanee o richiedere al massimo pochi minuti di attesa. Le spese di transazione sono minime, in alcuni casi persino gratuite. I pagamenti sono molto semplici, basta inserire il codice alfanumerico del destinatario e spedire il pagamento. Non occorre fornire informazioni personali e segrete (come ad esempio il codice Cvv delle carte di credito classiche), ma si usano due chiavi: una pubblica e una privata. Chiunque può vedere la chiave pubblica, che in realtà è il proprio indirizzo bitcoin, ma la chiave privata è segreta. Quando si invia un pagamento in criptovaluta, si “firma” l’operazione unendo la chiave pubblica e quella privata insieme, applicando così tra loro una funzione matematica. Questa operazione genera un certificato che conferma la transazione. Finché non fai vedere a nessuno la tua chiave privata, sei assolutamente al sicuro. Infine, è utile per ricevere pagamenti dall’estero: sono immediati in ogni parte del mondo e questo ci facilita sicuramente il lavoro».
Questa non è l’unica novità in chiave tecnologica che verrà a breve introdotta dall’azienda dozzese. «Il nostro obiettivo – aggiunge – è inserire un sistema di tracciamento dei nostri prodotti in bottiglia più pregiati tramite blockchain». E qui serve qualche delucidazione in più. Il termine blockchain, letteralmente «catena di blocchi», è la tecnologia informatica che permette, mediante l”uso della crittografia, di registrare le transazioni tra due parti in modo sicuro, verificabile e permanente. E’ sfruttando proprio questo tipo di tecnologia che negli ultimi nove anni si sono moltiplicate le monete digitali. Come si applica però la tecnologia blockchain al mondo del vino? «Realizzeremo un registro digitale – risponde Assirelli – che permetterà di tracciare e monitorare ogni passaggio che il nostro prodotto fa, dai vigneti alla lavorazione in cantina. Sarà un po’ il corrispettivo del registro di cantina e sarà caratterizzato dal fatto che non si potrà modificare. Abbiamo scelto di “tracciare” quattro tipi di vini in bottiglia, a cominciare dalla vendemmia 2018. Il registro sarà pubblicato sul nostro sito e tutti potranno consultarlo. Inoltre, ogni bottiglia sarà associata a un codice Qr, che verrà stampato sul retro dell’etichetta. Il cliente potrà verificare in tempo reale che il prodotto che andrà ad acquistare sarà realmente quello, senza nessun tipo di modifica. Questo permette di esaltare le caratteristiche del made in Italy».
L’innovazione, però, non è solo informatica. «Nel 2016 – continua – abbiamo iniziato a investire in modo consistente sulle attrezzature e i macchinari legati alla produzione del vino, rinnovando e migliorando la nostra filiera produttiva e spostandoci piano piano verso un miglioramento complessivo della nostra azienda, non legato all’aumento di produzione, ma al miglioramento qualitativo del nostro prodotto. Grazie a questo, riusciamo a seguire scrupolosamente la linea di produzione di ciascun vino nato in azienda. Abbiamo acquistato vasche in acciaio, vinificatori a temperatura controllata, frigo e impianto frigorifero con inverter per raffreddare e scaldare le vasche in base alla lavorazione, micro ossigenatore per affinamento. In questo modo possiamo adottare tecniche di lavorazione più precise, in grado di esaltare i profumi del vino. Da qui anche l’idea di dare la possibilità ai nostri clienti di seguire più da vicino il nostro lavoro, dato che ci sono sempre più appassionati – conclude – interessati a capire cosa succede in campo e in cantina».
lo.mi.
Nella foto: Matteo Assirelli e il padre Vittorio