Futsal serie A, intervista al capitano di Imola-Castello Igor Vignoli
«Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi ma poi ritornano», cantava Venditti. Che l’idillio tra il capitano storico Igor Vignoli e l’Ic Futsal non si fosse mai spento è cosa certa, ma il suo addio estivo si è presto trasformato in un «arrivederci» durato appena qualche mese, giusto il tempo di una breve parentesi al Faventia, in serie B.
Lo «Zar» ha fatto la storia del calcio a 5 imolese e, con quel pizzico di romanticismo che solo lo sport sa regalare, non poteva fare altro che tornare alla Cavina per indossare la sua numero «10» e dare una mano a tutto l’ambiente nel centrare un obiettivo che, sarà un caso o no, mai come ora sembra effettivamente alla portata.
«Sono felice di essere di nuovo qui – ha confessato il centrale difensivo classe 1980 -, anche se molti sono rimasti spiazzati da questa mia scelta. Devo ammettere che ho avuto anch’io la stessa reazione, perché non pensavo di ritrovarmi a competere ancora a questi livelli».
Come non dimenticare, in estate, il tormentone sulla tua permanenza o meno in squadra.
«Tutti sanno ormai com’è il mio stile di vita: lavoro 8 ore al giorno, ho due bambini piccoli e devo fare molti sacrifici per coniugare la famiglia con lo sport. Dopo vent’anni di carriera ti rendi conto che è sempre più difficile recuperare dagli allenamenti e così, in estate, ho pensato che fosse venuto il momento giusto per valutare altre situazioni».
Hai scelto, dunque, di tornare a casa tua a Faenza. Cosa, però, non ha funzionato?
«Dopo anni di campionati nazionali questa è stata l’unica scelta sbagliata della mia carriera e una grande delusione a livello personale. Ho fatto tanta gavetta per arrivare dove sono ora e, non tanto la società, ma qualche personaggio, non ha avuto l’umiltà e il rispetto nei confronti di chi, finora, un po’ di nome in giro se l’è fatto».
Come sei arrivato alla decisione di cambiare?
«Ho capito che quella realtà non andava di pari passo con la mia idea di futsal. Mi sfogavo a casa e così, insieme alla mia famiglia, ho deciso di tornare a Imola benché l’impegno, forse, sia addirittura maggiore rispetto a quando sono andato via. E’ molto diverso, però, fare sacrifici quando hai la voglia e gli stimoli giusti».
Ti aspettavi che Borges ti lasciasse la fascia di capitano?
«Mi ha fatto un enorme piacere, perché vuol dire che qui ho fatto qualcosa d’importante. Marcio è un esempio anche per me e penso che tanti dovrebbero imparare da lui, più che dal sottoscritto. E’ un giocatore e un ragazzo eccezionale che gode del rispetto di tutto l’ambiente».
La squadra, però, è cambiata molto rispetto alla scorsa stagione.
«Dopo l’anno passato si era chiuso un cerchio. Avevamo uno zoccolo duro che giocava insieme da tempo e avevamo raggiunto la perfezione negli automatismi di gioco. In estate la rosa è stata ringiovanita molto e questa serie A, oltre al fattore tecnico e tattico, non ti concede nulla sul piano dell’esperienza. La squadra, comunque, è molto buona e a dicembre sono arrivati alcuni giocatori di ottimo livello. Un nuovo Vignoli? Non mi sento di fare un nome perché ogni giocatore ha le proprie qualità che mette al servizio della squadra».
Se il campionato finisse oggi sareste salvi, ma pensi sia un obiettivo raggiungibile?
«Manca ancora tanto e solo il campo dirà se ci saremo meritati la permanenza nella categoria. L’unica differenza è che quando sono arrivato dovevamo fare risultato e poi guardare in casa delle dirette avversarie, mentre ora abbiamo il destino nelle nostre mani».
Riavvolgiamo il nastro della tua carriera sportiva. Da dove partiamo?
«Dal calcio che ho praticato fino ai 17 anni. Da buon faentino ho giocato nelle giovanili di Dinamo, Virtus e Salesiani. L’ultimo anno, anche se ero uno Juniores, giocavo a Riolo Terme, in Prima categoria, come ala sinistra o, a volte, trequartista. Fisicamente ero molto piccolo, così iniziai a pensare ad uno sport alternativo e, dal nulla, mi ritrovai catapultato in questa nuova disciplina, sempre a Faenza».
L”intervista complesta su “sabato sera” dell”8 febbraio.
d.b.
Nella foto: il capitano Igor Vignoli