La coabitazione è il futuro, a Imola dal 2002 esiste il «Condominio solidale» di via Bucci
Coabitazione come antidoto alla solitudine e per andare incontro al bisogno di assistenza di una popolazione sempre più anziana. In Emilia Romagna i residenti con più di 65 anni sono oltre un milione, di cui quasi 570 mila con più di 75 anni. E le previsioni demografiche indicano nei prossimi vent’anni una crescita complessiva della popolazione anziana (65 e oltre) di circa il 28%. Anche per questo la Regione sta puntando sulle formule che dovrebbero ritardare il più possibile l’ingresso nelle strutture protette. Un tema trattato anche nel recente convegno dal titolo Prima della non autosufficienza: nuove forme di abitare sociale e domiciliarità.
Su questo fronte Imola ha fatto da apripista a livello non solo regionale, ma nazionale, nel lontano 2002, con la realizzazione del Condominio solidale di via Bucci; un’esperienza pilota che negli anni seguenti ha attirato l’attenzione anche di trasmissioni come Report e Speciale Tg1. A questa esperienza negli anni si sono aggiunti il Condominio di «buon vicinato» a Borgo Tossignano, attivo dal 2013 (8 alloggi monofamiliari dove vivono 12 persone, più 1 alloggio per la famiglia tutor), e gli appartamenti protetti a Medicina (17 alloggi che ospitano 23 utenti, senza famiglia tutor), tutti gestiti dall’Asp Circondario imolese. «La caratteristica comune di questi progetti – spiega la direttrice dell’Asp, Stefania Dazzani – è rappresentata da una residenzialità assistita, data da piccoli appartamenti, monolocali o bilocali, con il supporto di servizi interni o esterni, al fine di ritardare o evitare per quanto possibile l’istituzionalizzazione. Le diverse realizzazioni costituiscono una risposta per le persone con ridotta autonomia, in condizione di fragilità e sono una soluzione intermedia tra l’assistenza domiciliare e la casa residenza. L’inserimento nel servizio è legato al progetto formulato dall’assistente sociale responsabile del caso e condiviso con l’utente. Può essere anche a tempo indeterminato, trattandosi di soluzione tesa a favorire la domiciliarità delle persone anziane e/o disabili, anche parzialmente non autosufficienti».
A Imola il Condominio solidale comprende 12 appartamenti dedicati all’utenza anziana e adulta con disabilità, più uno, che viene concesso in comodato gratuito alla famiglia tutor (al momento non presente). Nei primi anni di attività è stato occupato da una famiglia di origini straniere, che faceva da punto di riferimento per gli abitanti del condominio. L’anziano (o adulto) ospite degli alloggi protetti è tenuto a compartecipare ai costi del servizio in base alle proprie condizioni economiche, determinate tenendo conto dell’Isee. «Nel 2016 – dettaglia Laura Barelli, responsabile dell’area Imola per l’Asp – al Condominio solidale hanno soggiornato complessivamente 17 utenti. Attualmente sono accolti 9 anziani (dai 66 ai 91 anni) e 3 adulti prossimi all’età anziana, portatori di invalidità. A completamento, sta facendo l’ingresso un ulteriore anziano». Durante la giornata, dalle ore 7 alle 20, è presente un operatore professionale del servizio di assistenza domiciliare gestito dal consorzio Comunità solidale. Inoltre, dal lunedì al venerdì (ore 9-10) è attivo l’ambulatorio infermieristico, gestito dai volontari Auser e Anteas.
La famiglia tutor viene scelta in collaborazione con una associazione no profit, con cui Asp si convenziona. «Privilegiamo il rapporto con l’associazionismo – prosegue Barelli – perché è più efficace e favorevole per la famiglia che si inserisce e che in questo modo non è sola, ma affiancata anche dai volontari dell’associazione».
L’individuazione della famiglia avviene attraverso un bando pubblico, emesso dall’Asp, a cui rispondono le associazioni interessate a questo tipo di collaborazione. «La famiglia non svolge una attività di tipo assistenziale – precisa Barelli -, ma instaura con i condomini un rapporto su base volontaria. In questi quasi 17 anni di esperienza il modello iniziale si è trasformato. Quando siamo partiti l’utenza era tutta composta da anziani. Poi negli anni il servizio è stato esteso anche a quella parte di popolazione che a causa di malattia invalidante ha necessità analoghe. Così abbiamo rimodulato il tipo di assistenza fornita e il tipo di apporto. Oggi, ci stiamo spostando sul concetto di custode sociale, una famiglia non più bloccata giorno e notte a vigilare, ma a cui far riferimento, ad esempio, per allertare il 118 (ora di notte funziona il telesoccorso, Ndr) o attivare l’Asp se c’è un problema di manutenzione urgente in un appartamento. Ha una funzione di collegamento e rappresenta un fattore di sicurezza, mentre l’aiuto materiale viene svolto dagli operatori professionali e dai volontari». Inoltre, il Condominio solidale è anche un punto di riferimento per gli abitanti del quartiere circostante. «L’ambulatorio infermieristico, aperto sin dall’inizio anche alla popolazione del quartiere Marconi, è rimasto un aspetto positivo. Nel tempo, poi, si sono sviluppati progetti di socializzazione, anche in collaborazione con il vicino centro sociale Giovannini, che coinvolgono persone dall’esterno, anziane e giovani. Come succede, ad esempio, ogni giovedì attraverso un’iniziativa di buon vicinato».
lo.mi.
Nella foto: uno degli alloggi all”interno del «condominio solidale» di Imola
Buona come iniziativa,ma dovrebbe essere fatta anche x,madri sole con.figli ,o figli disabili,giovani soli,o persone rimaste senza lavoro o senza casa.