I segreti dell”ozzanese Chiara Battaglioni, la professionista dell”organizzazione
I segreti delle donne di casa racchiusi in una professione, ma non si tratta dell’evoluzione 2.0 della casalinga quanto di veri e propri esperti nell’organizzazione degli spazi. Sono i professional organizer, letteralmente professionisti dell’organizzazione. Comparsi negli Stati Uniti già nel 1983 e oggi riuniti nell’associazione americana Napo, dal 2013 anche in Italia esiste l’Apoi (associazione professional organizer Italia) che promuove corsi di formazione e soprattutto raggruppa coloro che già esercitano la professione. Come Chiara Battaglioni di Ozzano Emilia, 30 anni, una delle più giovani associate.
Forse a questo punto a qualcuno saranno venuti in mente i libri di economia domestica, best seller mondiali, della giapponese Marie Kondo, ideatrice del metodo konmari. L’idea è che riordinare gli spazi porti a migliorare la propria vita; primo è la cernita di quanto accumulato negli armadi. Per verificare sul campo l’efficacia di questa filosofia, e nel contempo capire cosa significhi fare il professional organizer, ho invitato Battaglioni a casa mia per una consulenza-intervista (alla quale l’esperta ozzanese si è gentilmente prestata).
Non sono convinta del fatto che liberarmi di un oggetto che non mi dà più gioia possa poi aumentare la mia felicità come dice Marie Kondo.
«Marie Kondo è diventata famosa e mi capita spesso di dover spiegare che quello che facciamo noi professional organizer di Apoi è diverso. Il metodo di Kondo è animista, ovvero attribuisce caratteristiche soprannaturali agli oggetti e suggerisce di parlare con loro prima di metterli da parte. E’ una filosofia che può anche funzionare per alcune persone, ma quello che faccio io è un mestiere vero e proprio e più creativo e difficile di quanto sembri».
Cioè, cosa significa essere un esperta di organizzazione degli spazi?
«E’ indubbio che ordine e organizzazione migliorano la vita, ma non esiste un unico metodo per essere ordinati e ben organizzati, dipende dalle caratteristiche personali e dalle esigenze di ognuno. Ogni mia consulenza inizia con il mettermi nei panni di chi chiama, con empatia: ascolto le esigenze e creo una risposta per i vari problemi. Una volta ho aiutato una cliente a sistemare l’ingresso di casa, voleva smettere di perdere le cose, questo accadeva perché nella disorganizzazione degli spazi non sapeva dove appoggiare gli oggetti così alla fino non ricordava mai dove li aveva messi e non li trovava più. Ma il mio ambito di lavoro preferito non è quello domestico, bensì quello lavorativo».
Fornisci consulenze anche per aziende?
«I miei clienti sono per lo più liberi professionisti che mi chiedono aiuto per organizzare non solo gli spazi fisici degli uffici ma anche gli “spazi mentali” e sopratutto i tempi: una giornata tipo del freelance passa dall’attività di vera e propria per i clienti alle necessità dell’amministrazione, dal procacciarsi nuovi lavori alla comunicazione e promozione di se stessi. Bisogna sapersi organizzare. Ad esempio, una mia cliente, una designer che lavorava da casa, trovava estremamente stressante doversi dividere fra lavoro, autopromozione, casa e famiglia. Viveva le giornate in maniera pesante e alle volte inconcludente; l’obiettivo, raggiunto insieme, è stato quello di aumentare la propria efficacia e la produttività».
Come sei diventata professional organizer?
«Ho scoperto la professione durante un evento dove era presente anche una professional organizer di Organizzare Italia, prima impresa italiana del settore. A dire il vero ho sempre avuto l’ordine e l’organizzazione nel sangue, degli skills (competenze) che mi avevano fatto notare dai colleghi americani durante uno stage su un set negli Stati Uniti grazie alla laurea in editing cinematografico. In perfetto stile americano se sai fare qualcosa allora puoi farne una professione. Una volta tornata in Italia ho deciso di dedicarmici davvero entrando a far parte dell’Apoi, che era appena nata. Dal 2015 il mio giro di affari è cresciuto ed ho aperto la partita Iva ma ancora non vivo solo di questa professione – ammette -. Accanto ho il “lavoro-bancomat”, come lo chiamo io, cioè collaboro con un’azienda di formazione e consulenza».
Sul “sabato sera” di giovedì 1 febbraio tutta l”intervista alla professiona organizer Chiara Battaglioni.
mi.mo.
Nella foto: Chiara Battaglioni