Aleksander e Anila la famiglia tutor dei “nonni” del “Condominio del buon vicinato”
Parlare di condominio fa venire in mente un palazzone in pieno centro, senza verde e dove i problemi sono all’ordine del giorno. Non è il caso del Condominio del buon vicinato di Borgo. Otto case a schiera poste in via Padre Luigi Zoffoli, ognuna con il proprio ingresso privato, un giardino e uno spazio per l’orto sul retro e che, ad oggi, ospitano undici persone di età diverse, dai 55 agli oltre 90 anni (quattro sono coppie), tutte hanno qualche problemino motorio o psicologico. Di fatto è una delle esperienze di condominio solidale che sono state attivate nella nostra zona e funziona oramai da quattro anni.
«Sono tutte abitazioni per due persone – spiega Romana Mainetti della Caritas -, con camera da letto, cucina, sala e un bagno, attualmente solo un appartamento è vuoto. Ogni famiglia paga una retta oltre alle spese per le utenze e, per chi non è in grado di sostenerle, intervengono l’Asp e i servizi sociali». Spetta proprio all’Asp gestire il progetto e individuare gli inquilini, mentre è stata affidata alla Caritas la proposta della famiglia che occupa il nono appartamento, quello riservato ai tutor o, per meglio dire, ai custodi del condominio. Elemento fondamentale e qualificante del progetto.
«I custodi – precisa Mainetti -, hanno una casa con una camera da letto in più e devono pagare solo luce e gas. Ma non è stato facile reperire la famiglia giusta perché alcune, anche italiane, hanno rifiutato visto l’impegno di seguire delle persone che devono essere costantemente monitorate. Quando i custodi sono in ferie, ci pensiamo noi, una volta al giorno».
Ormai da quasi quattro anni i tutor a Borgo sono i coniugi Aleksander e Anila Caka, provenienti dall’Albania e molto conosciuti in paese anche per il loro impegno in parrocchia. Insieme a loro ci sono le figlie Fiona e Ilaria, rispettivamente di 15 e 12 anni. «Io sono in Italia dal ’98 e abito a Borgo dal 2005» racconta il capofamiglia, che ha 49 anni e fa l’operaio alla Cims. «Mia moglie invece è arrivata dieci anni fa – ricorda Aleksander -. All’inizio è stato complicato relazionarsi con tante persone dalle esigenze tutte differenti. E’ una grande responsabilità seguirli, ma ora ci abbiamo preso la mano e conosciamo perfettamente tutte le loro abitudini. Le problematiche più o meno sono le stesse di qualsiasi altro condominio: c’è chi litiga per il rumore, per il cane che abbaia o per una pianta. Qualche volta è capitato che si arrabbiassero con noi, ma si sono poi scusati quasi subito. La nostra cultura, però, ha un grande rispetto per le persone anziane e per questo motivo li trattiamo come se fossero i nostri nonni».
Uno degli ostacoli più difficili da superare è stata la differenza di mentalità. «Ad esempio – dice Anila, 39 anni che fa qualche ora come donna delle pulizie in paese -, per noi è normale quando prepariamo un dolce portarlo anche ai vicini e questi lo accettano sempre, invece qui non succede e inizialmente ci siamo rimasti un po’ male, ma ora abbiamo capito che non era loro intenzione offenderci. Ora, soprattutto in estate, capita spesso di trovarci tutti a mangiare insieme, come durante i Mondiali di calcio quando il condomino più anziano, Vincenzo Volpe, si esibì con la fisarmonica».
I giri di controllo dei tutor solitamente sono due: al mattino ci pensa Anila sulle 8.30, mentre Aleksander se ne occupa al ritorno dal lavoro, prima che faccia buio. Se sono ammalati andiamo a fargli le spesa oppure gli buttiamo via la spazzatura, ultimamente una delle richieste è di risintonizzare i canali del decoder. Per i piccoli lavori ci penso io, mentre per quelli più impegnativi invio una mail alla Caritas, all’assistente sociale e alla manutenzione dell’Asp che poi contatta chi dovrà intervenire. Fortunatamente non ci siamo mai trovati di fronte a situazioni pericolose, a parte una sera che si sentiva un forte odore di gas provenire da un appartamento e sono arrivati subito a chiudere la perdita. In caso di necessità provvediamo a chiamare l’ambulanza o l’Auser per accompagnarli alle visite o all’ospedale».
I margini per migliorare ci sono ancora in un progetto all’avanguardia come questo. «Credo che si sarebbe bisogno di figure che seguissero più da vicino gli ospiti – lamenta Mainetti -, ad esempio ci vorrebbe, come nella struttura analoga di Imola (via Bucci, ndr) uno spazio comune dove possano svolgere delle attività tutti assieme, come giocare a carte o a tombola. Il progetto, comunque, è nato con l’obiettivo che tutti sentissero la volontà di partecipare dando ognuno il proprio contributo e, chi più chi meno, l’ha fatto».
L”articolo completo e altre informazioni sui progetti di condomini solidali presenti nell”imolese sul “sabato sera” dell”1 febbraio 2018.
d.b.