Francesco Liberti, il Gatto Silvestro dell”Ic Futsal balzato dalla C2 alla serie A
Due reti in campionato (a Latina e Cisternino) e due in Coppa (contro Olimpia Regium e Pistoia) sono un bottino niente male per un giocatore che solo pochi mesi fa calcava i campi della serie C2 di futsal e, da agosto, si trova catapultato per la prima volta nel massimo campionato nazionale con la maglia dell”Ic Futsal. Questo è l’inizio della storia del riminese Francesco Liberti, laterale classe ’95 fisicamente simile alla «formica atomica» Giovinco e chiamato “Frajola” ovvero Gatto Silvestro in portoghese dal compagno di squadra Juninho (per via del suo carattere molto attivo), approdato in estate alla corte del tecnico Pedrini dopo un’annata, quella passata, condita da 46 gol ufficiali e che, partita dopo partita, ha iniziato a farsi amare dal pubblico della Cavina per le sue doti tecniche e agonistiche.
«Ho iniziato con questo sport solo nel 2016 – ha confessato il talentuoso numero 23 dell’Ic Futsal – e, fino ad allora, avevo praticato il calcio a 11. Ho cambiato benché avessi giocato a “calcetto” solo d’estate e ora posso dire d’aver fatto la scelta giusta. Qui c’è un ambiente sano con un’umanità incredibile e sembra di essere tra amici».
Prima le giovanili nel Rimini, poi il Borghi in Promozione, la Sammaurese in Eccellenza e, infine, la Ribelle in serie D, nello stesso girone con Parma e Imolese.
«Ho sempre giocato come Under in tutte le prime squadre e, in quel periodo, iniziai a chiedermi se veramente il calcio fosse la strada giusta per me. Ormai andavo avanti più per inerzia che per scelta, così decisi di passare all’Orange Forlimpopoli, una squadra nata da una collaborazione tra una società e una comunità terapeutica che utilizza il futsal, all’interno del progetto “Giocare liberi”, come strumento riabilitativo, richiamando ragazzi un po’ da tutta Italia».
In estate l’approdo in serie A agli ordini di Vanni Pedrini.
«Non mi aspettavo un salto simile. Sapevo che, avendo fatto molte reti, potevo ricevere una chiamata importante, ma questa è stata un’emozione incredibile. L’ambiente lo conoscevo abbastanza bene, visto che l’anno scorso non mi sono perso una partita alla Cavina e mi sono anche allenato qualche volta con la squadra. Pedrini è stato il primo che ho sentito, dopo il trasferimento, e lo stimo come persona e come allenatore. Inoltre, gli sono grato per la fiducia e per le belle parole nei miei confronti».
Ti sei trasferito a Imola?
«Da tre anni vivo a Forlì e faccio avanti e indietro in macchina tutti i giorni. Imola è una città tranquilla, ma ci sto solo il tempo degli allenamenti e delle partite. Nel tempo libero guardo il basket Nba (i Golden State di Steph Curry), qualche film d’azione o drammatici e studio all’università di Bologna come educatore sociale e culturale, ma non frequento le lezioni».
La più grande differenza tra la serie A e la C?
«Non tanto il fattore tecnico, che è comunque evidente, ma piuttosto l’intensità mentale. Nelle serie minori a volte puoi permetterti di staccare la spina, mentre qui non puoi perdere la concentrazione nemmeno per un secondo».
Hai sempre molti tifosi al tuo seguito in casa. Quanto sei legato alla tua ex squadra?
«Tra vecchi compagni e amici sono spesso in un bel numero alla Cavina. E’ come se fossero la mia famiglia e, per questo motivo, il numero della maglia l’ho scelto in onore dell’associazione Papa Giovanni XXIII che cura il progetto sociale e per una persona in particolare, sempre all’interno della squadra, che mi ha aiutato a cambiare la mia vita».
La partenza, però, non è stata delle migliori.
«A livello personale mi sono infortunato al menisco prima della preparazione e ho dovuto operarmi. Però non mi sono mai abbattuto, anzi ho sempre combattuto lavorando il doppio di prima per inserirmi bene nel gruppo e ritagliarmi il mio spazio. In generale, invece, abbiamo passato momenti difficili dovuti, soprattutto, alla giovane età e al fatto di essere una squadra nuova».
Sul “sabato sera” di giovedì 1 febbraio l”intervista completa al giocatore dell”Ic Futsal Francesco Liberti.
d.b.
Nella foto: Francesco Liberti