Cavim: «Il 2018 sarà decisivo per il futuro della Cantina». Intervista al nuovo presidente Baldisserri
Il 2018 sarà un anno decisivo per Cavim, la Cantina viticoltori imolesi di via Correcchio, l’anno in cui si dovrà capire se la cooperativa, che conta 447 soci viticoltori, sarà ancora in grado di affrontare il mercato da sola o se dovrà optare per altre soluzioni. A descriverci lo stato di fatto è Maurizio Baldisserri, il nuovo presidente eletto lo scorso novembre e fresco di insediamento, avvenuto l’8 gennaio. Oltre a Baldisserri fanno parte del nuovo Consiglio di amministrazione i vicepresidenti Giovanni Faccioli e Massimo Nardini, più i consiglieri Andrea Bofondi, Cristian Dal Re, Gaudenzio Dongellini, Claudio Folli, Luca e Tiziano Pedini, Vincenzo Pinna e Maurizio Pirazzoli. Di questi, solo uno, Massimo Nardini, faceva parte anche del precedente Cda; un forte segnale di discontinuità rispetto al recente passato. «Quella appena conclusa è stata un’annata burrascosa – conferma Baldisserri, andando subito al punto -. La stagione 2016 è stata liquidata ai soci il 25 per cento in meno rispetto alla media del mercato e delle altre cantine. Questo per una serie di cause che stiamo ancora cercando di mettere bene a fuoco. Di certo si è scaricato su un solo anno l’effetto di situazioni di vecchia data, tra cui un insoluto derivante dal fallimento di una ditta nostra cliente che imbottigliava vino. Da qui, la richiesta, da parte della base sociale giustamente preoccupata, di un cambiamento dei vertici prima della scadenza naturale del mandato, che sarebbe dovuto arrivare a fine 2018».
Se il presidente è già operativo, è invece ancora vacante il ruolo del direttore, che da quasi un anno è ricoperto in via provvisoria dall’enologo Gabriele Zuccari dopo le improvvise dimissioni, avvenute la scorsa primavera, di Cesare Pasini che per trent’anni ha ricoperto questo ruolo. «Ringraziamo Zuccari per il lavoro che sta facendo – tiene a sottolineare Baldisserri -, in attesa di trovare una soluzione. Stiamo cercando una figura che innanzitutto condivida gli obiettivi del Cda, con buone capacità di organizzare il lavoro e di far stare Cavim sul mercato».
Ora il rischio di perdere soci è più che concreto. «Finora non se ne è andato nessuno – precisa Baldisserri -. La preoccupazione è che la cantina non sia più in grado di dare risposte all’altezza del suo scopo, ovvero vendere il prodotto conferito e garantire una remunerazione all’altezza delle aspettative dei soci. Quest’anno contiamo di fornire il prezzo definitivo della stagione 2017 già prima della vendemmia e quindi in anticipo rispetto al solito, perché dobbiamo capire al più presto se la Cantina ha ancora ragione di esistere da sola sulla piazza o se deve avviare collaborazioni con altri. Mi rendo conto che è una grande responsabilità, ma non ci deve spaventare. Il nuovo Cda lavora in modo molto unito; per me, tutti i consiglieri devono sentirsi coinvolti come “vicepresidenti vicari”. Il nostro primo obiettivo è analizzare tutti gli aspetti gestionali e portare ai soci i numeri dell’azienda. Il bilancio, dicono le banche, è sano; le attrezzature per portare avanti l’attività ci sono; le capacità pure. Non appena avremo capito in che direzione muoverci, dovremo farlo subito, perché è questo che ci chiedono i soci. Lo scopo è molto chiaro: dare risultati immediati ai soci, perché non abbiamo appelli e nemmeno un piano B. La via d’uscita è soltanto una: dare soddisfazione a chi lavora». E a chi sta pensando di lasciare la cooperativa replica: «Mancano più di otto mesi alla vendemmia. Abbiamo tutto il tempo per capire se continuare a portare l’uva in Cavim può essere la soluzione migliore o se non ci sono più le condizioni per farlo. Parliamone, entriamo nei problemi e vediamo se si possono risolvere. Perché le scelte dettate dalla paura o dall’emotività non sempre sono quelle giuste». E d’altro canto, la stagione 2017 pare si chiuderà bene. «Quest’anno il mercato sta andando bene – puntualizza – siamo a metà della nostra commercializzazione diretta e i prezzi sono buoni, anche se, a causa della siccità, delle grandinate e del freddo subito dopo Pasqua, i quantitativi sono minori rispetto al 2016 di circa il 30 per cento. Il fatturato 2017 dovrebbe chiudersi attorno ai 10 milioni di euro, in crescita rispetto agli 8 milioni del 2016. Tra l’altro, ora siamo anche a buon punto con l’ammortamento delle spese sostenute nel 2005 per ammodernare e ampliare la cantina; negli anni abbiamo già pagato oltre la metà dell’investimento, cosa che ci ha permesso di recuperare circa un euro e mezzo a quintale per l’uva conferita dai soci. Sarebbe un peccato vanificare gli sforzi fatti fino a oggi».
A inizio agosto Cavim, la cui produzione media è di 230 mila quintali di vino all’anno, ha sottoscritto un accordo con la Cantina sociale Forlì Predappio, che a sua volta vinifica circa 500 mila quintali di uve e conta circa 2.800 soci. L’accordo, che finora ha comunque garantito l’indipendenza di Cavim, ha la durata di un anno. «La collaborazione sta andando bene e riguarda soprattutto l’assistenza commerciale. Ma è ancora fuori luogo – conclude – ipotizzare una eventuale fusione con questa o con altre realtà».
lo.mi.
Nella foto: il nuovo presidente della «Cavim» Maurizio Baldisserri davanti alla sede di via Correcchio