L’Ausl vuole coinvolgere tutti i medici di famiglia nella Casa della salute di Imola
«Le aperture straordinarie dei pediatri durante le festività natalizie e in queste settimane di massimo picco dei malanni stagionali hanno fornito un buon servizio. Il nostro obiettivo è studiare una forma analoga anche per gli adulti. I tempi sono maturi per creare su Imola un’équipe territoriale integrata tra infermieri, pediatri e medici di medicina generale come avviene già nelle altre Case della salute del territorio. Abbiamo già avviato un confronto con i medici di famiglia, entro gennaio incontreremo il comitato aziendale». Andrea Rossi, direttore generale dell’Ausl anticipa così l’obiettivo prossimo della sanità imolese.
Un percorso indicato dalla Regione e chiesto anche dai cittadini in un futuro dove la popolazione invecchia e i servizi sanitari dovranno sempre più preoccuparsi di cosa c’è sul territorio al di fuori dell’ospedale. Senza dimenticare che gli accessi al pronto soccorso nel nostro territorio sono storicamente superiori alla media. L’obiettivo finale è realizzare anche a Imola una Casa della salute presso l’ospedale vecchio, come scritto da tempo nei piani aziendali.
Per ritornare alle aperture straordinarie dei pediatri che tanto sono piaciute, in pratica le pediatrie di gruppo di Imola (presso l’ospedale vecchio, di via Serraglio e di via Baruzzi) si sono rese disponibili a rotazione ad accogliere la domenica dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18 i piccoli pazienti a prescindere dal medico di riferimento e dal luogo di residenza, purché nei dieci comuni della nostra Ausl (le ultime aperture previste, ad oggi, sono il 28 gennaio per via Serraglio e il 4 febbraio per via Baruzzi). «Certo modulare un servizio del genere per gli adulti significherà pensare a modalità diverse perché un anziano con una patologia da raffreddamento fatica ad andare all’ambulatorio, è il medico che dovrà recarsi al domicilio» aggiunge Rossi.
Per il momento l’Ausl vorrebbe riuscire almeno a coinvolgere tutti i 50 medici di famiglia di Imola nella rotazione di Nucleo, ovvero nelle ore aggiuntive che permettono di garantire un’apertura da lunedì a venerdì di almeno 10-12 ore negli ambulatori di continuità diurna presso l’ospedale vecchio. «Al momento possono usufruirne solo i pazienti dei medici che hanno aderito, cioè 39 su 50, e l’adesione è volontaria. Questo crea disparità, noi vorremmo allargare il servizio a tutta la popolazione come già accade dove ci sono le Case della salute e tutti i medici hanno aderito, cioè a Castel San Pietro e Dozza, Medicina e Castel Guelfo, in vallata».
Il sabato e la domenica e durante i festivi ci sarebbe poi il supporto dei medici della continuità assistenziale (ex guardia medica). «Vorremmo prevedere un modello meno standardizzato, ad esempio avere meno medici in turno di continuità assistenziale durante l’estate e di più nei momenti critici, come d’inverno con i picchi influenzali».
Cambiare organizzazioni consolidate non è facile, soprattutto quando vai a toccare la legittima autonomia dei medici. Rossi lo sa bene e mette le mani avanti: «Siamo pronti a prevedere una remunerazione aggiuntiva». Quanto? «Se tutti i medici di medicina generale aderissero abbiamo ipotizzato 50 mila euro in più di spesa» dichiara Rossi. Nel complicato gioco della coperta corta, per l’Ausl destinare fondi a questo progetto non è facile. L’assessore alla Sanità Sergio Venturi ha detto chiaramente che il bilancio di Imola «non è in ordine». «Dobbiamo avvicinare i costi aziendali alla media regionale…» ammette Rossi.
Per la sola medicina di base (Case della salute, medici, continuità assistenziale, pediatri, infermieri territoriali) spendiamo 128 euro pro capite quando la media regionale è di 116 euro. «Non è inefficienza – rivendica Rossi -, in realtà sono fattori virtuosi che indicano come abbiamo investito sul territorio: siamo una delle Ausl che offre un’elevata copertura del servizio di continuità assistenziale e delle medicine di gruppo». Per paradosso, quindi, l’Ausl ha rispettato i dettami regionali e realizzato le Case della salute ma questo ha un costo che ci penalizza. «La scommessa è fare economia altrove – conclude Rossi -, con il Laboratorio analisi unificato ora spendiamo 500 mila euro in meno».
l.a.
Nella foto: la palazzina con gli ambulatori di continuita’ diurna e assistenziale nell’ospedale vecchio