Stefano Salis, segretario generale della Spal, un imolese in serie A
Ottobre 2002: organizzazione logistica di Imolese – Florentia Viola. Novembre 2017: organizzazione logistica di Spal – Fiorentina. Basta questo a far capire come in 15 anni sia cambiato il mondo di Stefano Salis, segretario generale dell’Imolese allora e della Spal oggi: sì, l’unico imolese in serie A in questa stagione «riceve» tutti i giorni al centro tecnico G.B. Fabbri di Copparo (che sta alla Spal come il Bacchilega sta all’Imolese) e a domeniche alterne al Mazza, la casa della Spal in pieno centro a Ferrara.
«Tutti i bambini sognano di arrivare in serie A come calciatori – scherza Salis -, io ci sono arrivato come dirigente: sono partito dalla Stella Azzurra, dove allenavo e mi occupavo della parte dirigenziale, poi Oscar Visani mi propose di passare all’Imolese dell’allora presidente Tassinari, dove partii con il settore giovanile. Poi, quando Visani andò a Ravenna, diventai segretario generale, prima dell’Imolese e in seguito del Castel San Pietro che però, viste le difficoltà economiche della società, mi lasciò a casa. A meta del maggio 2011 arrivò però il regalo di compleanno: Walter Mattioli (attuale presidente della Spal, nda) boss dell’allora Giacomense (che comprò poi 2 anni dopo il nome ed il marchio della Spal, attualmente iscritta come Spal 2013 Srl, nda) mi chiamò su segnalazione di Silvio Poli e da lì è partita l’avventura: ogni volta che vedo Mattioli gli dico che quello fu il regalo di compleanno più bello della mia vita. A quei tempi A la Giacomense erà già una specie di serie A per me, figuriamoci adesso…».
Già, adesso: arrivare al massimo livello del calcio per chi è partito da Zolino e dalla Stella Azzurra significa un mondo in più di responsabilità.
«E’ chiaro che con le promozioni, prima in B poi in A, aumentano le paure di sbagliare: dalla C alla B il salto è notevole ma la Lega di B dà grande supporto alle segreterie delle neopromosse, aspetto meno presente salendo in serie A (per la serie “se ci sei arrivato, arrangiati”, nda). La tensione che possa scapparci qualche errore nei contratti c’è sempre, così come la paura di sbagliare qualcosa nell’organizzare le gare casalinghe: i nervosismi non durano certo solo il tempo della partita ma c’è un prima ed un dopo che finisce solo quando esce il comunicato e non ci sono eventuali sanzioni. Poi è chiaro che ci sono soddisfazioni, come quella della scorsa estate quando alla prima riunione in Lega, alla quale sono andato con il presidente Mattioli, ti trovi davanti tutti i volti che fino ad un giorno prima avevi visto solo in televisione».
I contratti da non sbagliare e la partita domenicale da organizzare: ecco i due punti cardine del lavoro del segretario generale biancoazzurro che fino allo scorso anno era affiancato da un altro ex Imolese, Umberto Sabattini.
«In serie B la nostra struttura comprendeva essenzialmente noi due, mentre adesso in A io sono la figura della segreteria più vicina alla dirigenza, mentre sono affiancato da un segretario più legato alla parte contrattuale sportiva e per i trasferimenti internazionali: io seguo la parte burocratica, lui (Andrea Gazzoli, nda) va operativamente con il direttore generale al calcio mercato ed interagisce con me, che resto in sede su problemi da risolvere e documenti da mandare. Fino allo scorso anno facevo tutto io e non era semplice perché si dipende per esempio dalla rete che può mancare non permettendoti di depositare telematicamente i contratti oppure, come capitava nei primi anni di C, nel dover lottare per accaparrarsi un computer per lavorare. Errori? L’unico che mi è capitato è stato lo scorso anno con Francesco Lodi, il cui passaggio alla Spal è saltato negli ultimi minuti: io ho inviato a Milano una stampa della copia non valida del contratto affinché venisse controllata prima della versione definitiva, siccome il tempo stava scadendo per errore è stata depositata quella ed il trasferimento non è stato convalidato. Il presidente come l’ha presa? Nessun problema, anche lui è stato d’accordo sul fatto che fosse una trattativa nata male, visto che c’è stato un lungo tiramolla e quindi alla fine è stato meglio così. Una situazione opposta c’è stata con Floccari, che in due giorni è stato preso e tesserato anche grazie alla collaborazione della segreteria del Bologna oppure con Antenucci, preso dal Leeds senza problemi visto che c’era tutto il tempo per fare le cose per bene. Oltre ai contratti, poi, mi occupo dell’organizzazione delle gare al Mazza».
Niente pettorina da ausiliario o paletta del vigile, però.
«Quando la Spal gioca in casa, arrivo allo stadio alle 9 del mattino, ma il lavoro comincia il lunedì prima assieme all’ufficio stampa che cura i rapporti con televisioni e giornali: assieme al responsabile strutturale dello stadio dobbiamo decidere come sistemare sia i camion delle televisioni che come gestire i 15 posti di parcheggio interno che abbiamo e nei quali devono starci non solo i pullman, ma anche le auto del presidente e delle autorità. Il martedì poi si fa la riunione con il marketing ed il commerciale per gli accrediti e le manifestazioni o eventi da proporre alla partita, poi ci sono il confronto con il delegato alla sicurezza, la riunione in Questura 15 giorni prima della partita legata alla vendita dei biglietti e quella con il responsabile della sicurezza interna allo stadio per quanto riguarda gli steward. Alla fine di tutto, per una gara come quella con il Napoli (la più tosta finora in casa, alla quale seguiranno nel girone di ritorno quelle con Juve, Inter, Milan e il derby con il Bologna, nda) sono 500 i pass che stampiamo fra il nostro staff e gli accrediti per stampa e giornali».
Stampa e giornali, quelli che dipingono il pianeta serie A e i suoi abitanti come extraterrestri o quasi.
«In realtà non è così: tutti i giocatori, compreso Borriello, sono persone affabili e gentili, tutt’altro che scorbutici o pieni di sé come possono apparire: sono ragazzi a volte timidi, ma comunque molto educati e disponibili con i fan. Il presidente è un tifoso, una persona squisita che spesso vuole risolvere i problemi in prima persona e che per esempio va negli spogliatoi a distribuire le figurine ai bambini del settore giovanile. Gli allenatori? Con loro c’è sempre stato un bel rapporto. Semplici a fine allenamento passa per due chiacchiere e fare qualche battuta, in passato alla Giacomense prima ed alla Spal ho conosciuto quella gran persona che è Massimo Gadda».
Arrivare al massimo livello del calcio significa anche arrivare in alto come stipendio?
«Qualche aggiustamento ovviamente c’è stato nel passaggio fra le varie categorie – ammette Salis – ma è soprattutto il presidente a capire la situazione: per noi è come un papà, riconosce e vede la nostra fatica e anche se non c’è scritto nei contratti, qualcosa in più arriva. Non posso dire che il mio lavoro sia faticoso dal punto di vista fisico, ma mentalmente è comunque stressante pensando al momento del mercato ed all’organizzazione delle partite casalinghe ogni due settimane. Le ferie? Il momento buono sarebbe febbraio…».
Quando, statene certi, il pensiero del segretario generale Stefano Salis sarà già rivolto al 18 marzo, quando al Mazza arriverà quella Juventus che è il suo primo amore calcistico.
«E’ chiaro che adesso tifo Spal, ma penso alla partita con la Juventus come quel tifoso bianconero che mi chiamò 2-3 mesi fa per avere i biglietti della partita di marzo. Alla fine si scusò con me dicendo: “Sa, noi juventini siamo così…” e io gli ho risposto “Guardi, sta parlando con uno juventino, ma adesso tifo Spal per lavoro”. Poter vedere la Juventus così da vicino sarà la fatica più grande di tutte, però sarà anche una grande soddisfazione».
an.mir.
Nella foto: Stefano Salis