Da un garage al mondo della moda, da mezzo secolo la Gemineon produce insegne per aziende
Percorrendo la San Vitale di notte, appena oltrepassata la frazione medicinese di Fossatone, non si può non notare la scritta «Gemineon». L’insegna, pur non trovandosi direttamente sulla strada provinciale, è molto ben visibile. E non potrebbe essere diversamente, visto che si tratta di un’azienda che da oltre cinquant’anni produce insegne luminose di qualunque tipo. Tra gli ultimi lavori che portano la sua firma, ci sono ad esempio la facciata della Robopac in zona Ca’ Bianca e la Berardi Bullonerie a Poggio Piccolo, due realtà che si sono dotate entrambe di nuovi stabilimenti produttivi e che per la scritta luminosa con il nome dell’azienda hanno deciso di rivolgersi alla Gemineon Srl.
Dagli anni Novanta l’azienda ha sede nella zona artigianale di Fossatone, in un fabbricato da 2.500 metri quadrati in via Torricelli, dove attualmente lavorano una decina di dipendenti. Il titolare è Alessandro Ghini, figlio dei fondatori Giuseppe, originario di Borgo Tossignano, e Tamara Viale. «Inizialmente – racconta Alessandro Ghini -, i miei genitori aprirono l’azienda in un garage nel quartiere Santa Viola, alla periferia di Bologna». Il nome, decisamente curioso, è la fusione di due parole. La più intuitiva è la seconda, «neon», la tecnologia che per anni ha caratterizzato il mondo delle insegne, oggi praticamente del tutto soppiantata dal led («il neon è rimasto un mercato di nicchia, per artisti o amatori del prodotto»). La prima parola, invece, deriva da «Gemini», ovvero il programma di volo umano nello spazio intrapreso dagli Stati Uniti tra il 1963 e il 1966, proprio quando fu fondata la società. «Inizialmente, i miei genitori si proponevano come produttori di semilavorati conto terzi, quindi non si interfacciavano con il cliente finale – prosegue Ghini -. Lo stesso modo di lavorare proseguì anche quando, nel 1982, l’azienda si trasferì in un capannone da 600 metri quadri a Castenaso». Alessandro entrò in azienda nel 1990, dopo il diploma, e «due anni più tardi ci fu il cambio di passo» rivendica Ghini. Innanzitutto, la Gemineon cominciò a proporre le sue insegne direttamente ai clienti finali e acquistò anche il terreno sul quale sarebbe sorto il nuovo stabilimento a Fossatone. «Fu una scelta puramente economica, perché si spendeva meno rispetto altrove – spiega il titolare -. L’inaugurazione avvenne nel 1996».
Da allora l’azienda, il cui fatturato si attesta su 1,5 milioni di euro all’anno, ha ampliato il proprio bacino di clientela. «Lavoriamo prevalentemente con società italiane, anche se il nostro materiale va anche all’estero» dice Ghini. Tra gli ultimi grandi lavori fatti, ad esempio, nel 2014 c’è la sostituzione in tutto il territorio italiano delle insegne della catena alberghiera Nh. Nel 2007, invece, lo stesso era avvenuto per le insegne in tutti gli stabilimenti europei della Cnh del gruppo Fiat. Ma non sono mancate neppure insegne di farmacie a Bologna, Trento e Trieste e del settore bancario (Gemineon si è occupata ad esempio del cambio di insegne da Credito Romagnolo a Rolo Banca e anche di quelle della Banca di Imola). Uno degli ambiti più redditizi è però quello dell’alta moda, dove lavora per nomi quali Gucci, Fendi, Bulgari, Diesel e Moncler. «In questo caso facciamo spesso anche gli espositori illuminati per i prodotti».
Ma come nasce l’idea di un’insegna? «In realtà, spesso è il cliente a darci il progetto di cosa vuole e con quali colori, che spesso richiamano quelli societari» dice Ghini. Ovviamente, ci sono colori più o meno «leggibili». Nel nostro territorio, ad esempio, «bisogna considerare anche la presenza della nebbia – dice Ghini -. Con queste condizioni, le scritte blu tendono a sparire, mentre il bianco resta in assoluto il colore più visibile e anche il più utilizzato».
E per il futuro? «Stiamo investendo di più sul mercato degli espositori perché c’è una discreta richiesta – spiega il titolare -. Inoltre, vogliamo capire se sarà possibile lavorare di più con l’estero, visto che con la crisi economica si è un po’ perso il rinnovo ciclico dell’immagine dell’azienda. In questo caso, però, in quei Paesi servirebbero delle sedi almeno parzialmente produttive».
Nella foto: lo stabilimento della Gemineon a Fossatone di Medicina