Dopo 35 anni il negozio di biancheria per la casa Landi cambia gestione
Per Gabriella e Alberto Landi il 31 dicembre non si è chiuso solo l’anno, ma anche il lungo capitolo della loro vita lavorativa, fianco a fianco dietro il bancone del negozio che porta il loro cognome. Dopo 35 anni di attività, Landi a Imola vuol dire ormai biancheria per la casa. E, va precisato, così sarà anche in futuro, dato che nei prossimi mesi subentrerà una nuova gestione che continuerà a vendere gli stessi articoli sotto la stessa insegna.
Poco prima di Natale, abbiamo incontrato i coniugi nel loro negozio e fra una richiesta e l’altra di chi era in cerca degli ultimi regali, ci hanno raccontato la loro storia di commercianti, attraverso i mille cambiamenti che in questi decenni hanno rivoluzionato il modo di vendere. Ma non il loro. Fedeli alla tradizione, hanno sempre mantenuto il rapporto diretto con i clienti, ascoltandone le richieste e cercando di soddisfarle al meglio. Al momento del conto, la signora Gabriella si appoggia sul bancone per fare ancora, come ormai più nessuno fa, la somma a mano senza l’ausilio di calcolatrici. Un’immagine quasi d’altri tempi. «La decisione è stata presa non per mancanza di clienti, ma per raggiunti limiti di età» precisa lei, con tono al tempo stesso compassato e ironico.
In realtà, i limiti sono stati anche oltrepassati, dato che il marito Alberto ha già (pur non dimostrandoli) 85 anni e ancora dà una mano alla moglie a servire la clientela. «Abbiamo cominciato a vendere biancheria per la casa prima a domicilio – spiega lei -. Mio marito era rappresentante della Zucchi e Bassetti, io gli davo una mano. Abbiamo aperto il nostro primo negozio specializzato nella vendita al dettaglio di biancheria nel 1982, nei locali davanti alla rocca oggi occupati dalla banca Bcc. Nel 2001 ci siamo trasferiti qui».
La forma curiosa dello stabile ci spinge a saperne di più e qui prende la parola il signor Alberto: «Questo una volta era uno stallatico, dove venivano “parcheggiate” le bestie quando si veniva in città. Prima era di proprietà della Cti». All’esterno, accanto alla porta di ingresso, mostra l’ultimo anello rimasto, a cui si legavano le briglie. «L’ho tenuto – dice con una battuta – perché può far comodo: qualche asino in giro c’è ancora…». Con l’indice punta le grandi arcate al primo piano. «Lì c’era il fienile» aggiunge. Nella campata centrale per anni c’è stato un cavallino a dondolo. «Era quello di mia figlia Tiziana – spiega – l’avevo poggiato lì e stava bene, in tanti si fermavano a guardarlo». Oggi, invece, tra le confezioni di lenzuola e asciugamani ci sono i giocattoli della nipotina Beatrice, di due anni. «E’ sempre qui con noi – dice la nonna -. Anche lei è cresciuta in bottega come le nostre due figlie, Raffaella e Tiziana, che hanno preso strade diverse e quindi non proseguiranno l’attività».
Per la famiglia Landi la bottega è stata un po’ una casa, anche se quella vera si trova a pochi metri di distanza, ma anche una passione alimentata dal quotidiano contatto con il pubblico. «I miei cugini di primo grado erano i proprietari del cinema Centrale – racconta Alberto, la cui famiglia, originaria di Ponticelli, si è trasferita a Imola dopo la guerra -. Da ragazzino li aiutavo a pulire la sala, poi con i miei familiari ho cominciato a produrre in proprio varichina e soda Solvay, grazie a un brevetto nostro». Dopo una parentesi di un paio d’anni all’Eni, Alberto è tornato al commercio, questa volta di bevande, assieme alla moglie Gabriella. «Siamo andati avanti per una decina d’anni – continua – proprio in questi locali dove ci troviamo oggi. Era un lavoro più pesante rispetto a questo, dato che dovevo sempre caricare e scaricare cassoni di acqua minerale. In quel periodo abbiamo avuto fino a 11 dipendenti. Poi abbiamo ceduto l’attività, che nel tempo è diventata Imola bevande».
Il passaggio dalle bottiglie alle tovaglie è stato casuale. «Su un giornale abbiamo visto un’inserzione: Zucchi e Bassetti stavano cercando un rappresentante e così mi sono presentato» conclude Alberto. Una scelta risultata vincente, come testimoniano i 35 anni di lavoro appena conclusi. La foto che ritrae marito e moglie dietro il bancone nell’ultimo giorno di lavoro sembra quasi parlare per loro. E tradisce la trattenuta commozione di quell’istante.
Nella foto: i coniugi Alberto e Gabriella Landi, nel 2001, mentre riordinano il negozio prima del trasferimento nella nuova sede