Neofascismi, parla il rabbino Luciano Meir Caro, co-autore libro Brigata Ebraica: “Negazionismo pericoloso”
«Oggi più che mai, con il negazionismo che si fa spazio in Italia e in Europa, è bene ricordare le deportazioni e quelle atrocità all’insegna di una presunta superiorità razziale. Anche durante la guerra c’era un sentire comune, diffuso anche nelle comunità ebraiche italiane, che la soluzione finale non fosse quello che realmente è stato. Abbiamo scoperto solo dopo la guerra quello che era successo. Mio padre è stato deportato ed è morto ad Auschwitz, ma fino al 1946 pensavamo che fosse in Germania a lavorare per l’industria bellica nazista. Pensavamo che stesse meglio di noi, che eravamo alle prese con stenti e patimenti. Questi neo fascismi non vanno sottovalutati». Così il rabbino capo di Ferrara, Luciano Meir Caro, coautore del libro “La Brigata Ebraica” (Bacchilega Editore, 2017) insieme a Romano Rossi, racconta l’importanza della memoria di una delle pagine più nere della storia.
Nel libro – presentato domenica 4 febbraio scorso alla Sala delle Stagioni di Imola – viene raccontato come, «a differenza di un diffuso sentire comune, gli ebrei sono stati tutt’altro che remissivi, ma attivi nella resistenza al fianco del Gruppo di combattimento Friuli – ricorda Rossi -. Il supporto della Brigata Ebraica sul fronte della linea Gotica è stato fondamentale».
La presentazione del libro fa parte delle iniziative di CooperAttivaMente (il programma su www.sabatosera.it/cooperattivamente). Il libro è in vendita presso la sede della cooperativa Bacchilega a Imola (viale Zappi 56) o sul sito www.bacchilegaeditore.it.
Nella foto, da sinistra: Marco Pelliconi, Luciano Meir Caro e Romano Rossi.